Nelle opere della serie Meridiane Stefano Arienti insegue l’ombra che il sole disegna, quasi come in un gioco che rimanda l’eco della luce, sul pavimento e sulle pareti.
STEFANO ARIENTI. Meridiane
Sei anni dopo l’opera The Floating Piers, famosa passerella di Christo e Jeanne-Claude e dopo l’intervento di Daniel Buren della scorsa estate, il Lago d’Iseo conferma l’attenzione per l’arte contemporanea con la mostra Meridiane di Stefano Arienti
aperta il 9 luglio.
Mirad’Or è uno spazio espositivo speciale, progettato dall’architetto Mauro Piantelli e realizzato in corrispondenza del porto medievale poi divenuto lavatoio pubblico.
Il piccolo padiglione su palafitta piantata sul lago d’Iseo, commissionata dal Comune di Pisogne per accogliere e condividere il contemporaneo in una terra di storia e tradizione, uno spazio in continuo dialogo con il paesaggio in cui è immerso e che inquadra.
Uno spazio duttile, aperto ad accogliere opere al proprio interno, come anche all’esterno, oltre alle possibilità di collocazione dei lavori negli spazi circostanti.
In questo straordinario ambiente Arienti declina le sue opere in versione tridimensionale, per la prima volta all’interno del progetto Meridiane, lavoro di ricerca che porta avanti da molti anni.
L’intervento site-specific nasce e si ispira alla luce e alla sua osservazione: l’artista insegue l’ombra che il sole disegna, quasi come in un gioco che rimanda l’eco della luce, sul pavimento e sulle pareti.
Nato ad Asola (Mantova) nel 1961 Stefano Arienti è uno degli artisti italiani più significativi della sua generazione.
Ha viaggiato molto in Europa, Nord America e Asia, dove ha partecipato a numerosi programmi di residenza per artisti, consolidando la dimensione internazionale della sua ricerca.
Arienti ha insegnato all’Università di Architettura di Venezia IUAV e all’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo.
Fra i tratti ricorrenti della sua poetica, l’uso di materiali comuni e quotidiani; il ricorso a una manualità semplice, l’utilizzo di immagini preesistenti, tratte da un’iconografia condivisa o dalla storia dell’arte.
Con il progetto Meridiane l’artista sviluppa una ricerca basata sulla pratica del ricalco avviata nel dicembre 2012, quando Arienti si scopre affascinato non dalle lugubri ombre proiettate dalla tremula luce del fuoco che riscalda le canoniche storie di fantasmi natalizie, bensì dai margini tra luce e ombra prodotti dai raggi solari che filtrano attraverso la sua finestra.
Egli ricalca liberamente questi margini in una serie di giochi iridescenti con tempera e pastelli, pittura acrilica e pennarelli.