SOCIAL WORKS

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- DATA FINE: 13/08/2021

- LUOGO: NEW YORK - Gagosian

- INDIRIZZO: 555 West 24th Street, New York

- TEL: +1 212 741 1111

Una mostra collettiva che evidenzia l’impegno degli artisti di colore nella costruzione e nel potenziamento della consapevolezza della comunità nera.

SOCIAL WORKS

 

Social Works, Gagosian, Installation view
Social Works, Gagosian, Installation view

 

Nella sede californiana di Beverly Hills la galleria internazionale Gagosian propone Social Works, una mostra collettiva curata da Antwaun Sargent con la partecipazione degli artisti David Adjaye, Zalika Azim, Allana Clarke, Kenturah Davis, Theaster Gates, Linda Goode Bryant, Lauren Halsey, Titus Kaphar, Rick Lowe, Christie Neptune, Alexandria Smith e Carrie Mae Weems.

Con un’ampia e variegata gamma di approcci stilistici, di tecnica e materiali usati i lavori in mostra evidenziano un comune impegno consapevole e attento al particolare momento storico in cui numerosi fattori sociali sono confluiti per produrre una maggiore urgenza per gli artisti di colore di utilizzare lo spazio come strumento di costruzione e potenziamento della consapevolezza della comunità.

Social Works considera la relazione tra lo spazio – personale, pubblico, istituzionale e psichico – e la pratica sociale nera.

Conosciuto per il suo uso magistrale di luce, ombra e spazio, nonché per la sua integrazione di forme diverse, David Adjaye si avvicina all’architettura come un modo per promuovere l’accessibilità inclusiva e per riflettere sulle eredità umane incorporate nel passato costruito.

L’installazione di Theaster Gates è dedicata al leggendario DJ Frankie Knuckles, il “padrino della musica house”, i cui suoni pionieristici hanno plasmato la scena musicale house degli anni ’80 guidata dai neri e dai queer.

Durante i suoi cinquant’anni di carriera, che include l’apertura di Just Above Midtown, una delle prime gallerie di New York a concentrarsi sul lavoro di artisti di colore, nel 1974, Linda Goode Bryant ha creato spazi che consentono alla Blackness di di far sentire e vedere il lavoro personale.

Lauren Halsey attinge all’afrofuturismo, al funk e alle sue radici nel centro di Los Angeles per costruire visioni radicali della vita urbana.

I dipinti astratti di Rick Lowe alludono a un fenomeno che definisce “cultura del domino”: la scintilla sociale e l’unione unica di vite che si verificano attraverso il gioco.

Nella serie fotografica Roaming (2006) e Museums (2006-) di Carrie Mae Weems, l’artista, vestito con un abito nero fluente e rivolto verso l’obiettivo, appare in numerosi siti.

L’arte di Titus Kaphar decostruisce le rappresentazioni e gli stili esistenti, cercando di rimuovere la storia dal suo status di “passato” per comprendere il suo continuo impatto sul presente.

Accanto alla pittura di Kaphar c’è una selezione di diverse opere d’arte di cinque artisti che offrono nuove meditazioni sull’uso dello spazio da parte del corpo nero.

Con le sue fotografie, Zalika Azim esplora le narrazioni personali e collettive come una via per indagare sui loro effetti più ampi su memoria, lignaggio, possibilità e appartenenza. Le sculture e le performance di Allana Clarke destabilizzano le idee di bellezza, cura e lavoro.

Intrecciando la parola scritta, sia materialmente che concettualmente, in intricati disegni, Kenturah Davis sottolinea il ruolo fondamentale che il linguaggio gioca nella formazione dell’identità personale e pubblica.

Le opere fotografiche e video di Christie Neptune catturano momenti precisi, attirando l’attenzione sulle interazioni intense tra le strutture della società e quelle che classificano e vincolano.

Popolando tele sagomate con forme eleganti che ricordano il mezzo del collage, i dipinti allegorici onirici di Alexandria Smith visualizzano i molti ruoli non detti, le contraddizioni e le incertezze impresse sul corpo femminile nero.

ORARI DI APERTURA

  • Da martedì a sabato ore 10.00 – 13.00 / 14.00 – 18.00

INFO

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