60 opere in una grande retrospettiva dello scultore Pietro Consagra, l’artista che ha promosso il grande progetto artistico di Gibellina dopo il terribile terremoto.
SCULTURA IN RELAZIONE Opere 1947-2004 PIETRO CONSAGRA
MUCCIACCIA è una galleria internazionale con sedi a Roma, Londra, Singapore, Cortina d’Ampezzo e New York.
Dal 25 maggio la sede romana ospita una mostra dedicata a Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 – Milano, 2005), una delle figure più significative del panorama artistico internazionale del XX secolo.
Consagra è infatti figura cruciale della scultura del dopoguerra e contemporanea, internazionalmente e ampiamente riconosciuto già in vita tra Europa, Stati Uniti e Giappone.
Egli espone alla sua prima Biennale di Venezia già nel 1950 e vi partecipa altre dieci volte, vincendo il Gran Premio Internazionale per la Scultura nel 1960.
La mostra Scultura in Relazione. Opere 1947-2004, a cura di Francesca Pola costituisce la prima significativa retrospettiva dell’artista a Roma dopo l’importante antologica dedicatagli dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel 1989.
Sessanta le opere in mostra tra cui alcuni lavori cruciali della fine degli anni Quaranta, come l’emblematico Totem della Liberazione (1947-86) e il sorprendente e anticipatore Geometrie (1947); il capolavoro Colloquio con la moglie (1960) in legno bruciato e bronzo, presentato dall’autore alla Biennale di Venezia nell’anno in cui consegue il Gran Premio Internazionale per la Scultura; i due Racconto del demonio (1962) ispirati all’esperienza di Sculture nella città a Spoleto; una Solida e trasparente realizzata durante il soggiorno a Minneapolis (1967); uno dei rarissimi schemi urbanistici di edifici e un tris in acciaio di Città frontale (1968); una delle sue prime Pietre matte di San Vito in marmo (1972); rare opere degli anni Ottanta dai cicli dei Matacubi (1985) e dei Pianeti (1987); la versione in bronzo dorato della sequenza Oracolo di Tebe concepita per le Orestiadi di Gibellina (1989); una delle facciate di Ghibli Città Frontale (1995); una straordinaria selezione di Bifrontali di diversi decenni in marmi e pietre dure, alabastro, bronzo, ferro.
L’esposizione rintraccia il percorso di Consagra non in senso puramente cronologico, quanto piuttosto secondo una chiave di lettura che evidenzia l’importanza dei rapporti tra scultura, spazio, osservatore: un’attenzione specifica alla “ubicazione” della presenza plastica in relazione all’osservante, fulcro della caratteristica “scultura frontale” codificata da Consagra a partire dai suoi celebri Colloqui dei primi anni Cinquanta e contestualmente teorizzata già dal suo libro Necessità della scultura (1952).