Sansone e Dalila e L’offerta di Abigail a David

Presentazione al pubblico dei dipinti “Sansone e Dalila e L’offerta di Abigail a David” di Andrea Donducci detto “Il Mastelletta”

Sansone e Dalila e L’offerta di Abigail a David

 

Mercoledì 20 novembre, ore 17.00 

Pinacoteca Nazionale di Bologna Aula Gnudi via delle Belle Arti, 56

donati dallo storico dell’arte  Eugenio Busmanti

Sansone e Dalila - di Andrea Donducci detto “Il Mastelletta”
Sansone e Dalila – di Andrea Donducci detto “Il Mastelletta”

 

Interventi di

Mario Scalini, Direttore del Polo Museale

Elena Rossoni, Direttrice della Pinacoteca Nazionale di Bologna

Maria Pace Marzocchi, Presidente della Società di Santa Cecilia

 

 

La Società di Santa Cecilia – Amici della Pinacoteca Nazionale di Bologna, associazione formalizzata nel 2002 per sostenere le attività della Pinacoteca e incrementarne le collezioni, annuncia che mercoledì 20 novembre, alle ore 17.00, presso la sede della Pinacoteca (via Belle Arti, 56), saranno presentate al pubblico due importanti tele: Sansone e Dalila e L’offerta di Abigail a David di Andrea Donducci detto IL MASTELLETTA (Bologna, 1575 – 1655), donate al museo per lascito testamentario dello storico dell’arte Eugenio Busmanti, Socio e Consigliere della Società di Santa Cecilia. I dipinti fanno ora parte del percorso espositivo, e vanno ad integrare il fondo di opere dell’artista già presenti in collezione, provenienti, come ricorda Elena Rossoni, dalle soppressioni napoleoniche e dalla donazione Zambeccari.

 

“Accanto alla soddisfazione di vedere qui queste due opere, capitali nella produzione del Mastelletta” nota la Presidente Maria Pace Marzocchi, “c’è un’emozione in più ed insieme il ricordo e il rimpianto di Eugenio Busmanti, raffinato storico dell’arte ad ampio raggio, conoscitore di quelle che in passato chiamavamo le ‘arti maggiori’ e ad un tempo e con lo stesso acume delle ‘arti applicate’ ”, che come destinazione finale per le due tele ha scelto la Pinacoteca, dove sono state collocate nel “luogo, possiamo pensare, che lui stesso avrebbe desiderato”. “Tra i miei beni artistici”, annotava infatti lo studioso, “saranno da scorporare i due grandi dipinti di Andrea Donducci detto il Mastelletta che lascio in eredità alla Pinacoteca Nazionale, con l’auspicio che voglia e possa esporli”. Come ricorda il critico Vittorio Sgarbi: “Eugenio apparteneva a quella rara specie di uomini che ci stupiscono, che ci fanno credere al valore della diversità. Se ne incontrano pochi nella vita, e non sempre sono amici. Più spesso sono la coscienza inquieta, critica, del mondo, stravaganti, ribelli anche se entro un codice di regole riconosciute”.

 

I due grandi dipinti con storie bibliche, Sansone e Dalila e L’offerta di Abigail a David, di straordinaria qualità e in esemplare stato di conservazione, vantano un’origine illustre: compaiono nell’inventario (1638) della collezione romana del marchese/banchiere Vincenzo Giustiniani (che annoverava nove opere dell’artista) e sono pressoché coevi delle due tele che il pittore realizzò per la Cappella dell’Arca nella Basilica di San Domenico, subito dopo il suo rientro a Bologna (un’importante commissione probabilmente determinata dai lusinghieri giudizi sulla sua opera del cardinale Benedetto Giustiniani, fratello di Vincenzo, Legato Pontificio a Bologna dal 1606 al 1611). Databili tra il 1612 e il 1613, le due tele sono considerate “cruciali” nella carriera dell’artista. La studiosa Anna Coliva osserva che sono da considerarsi “molto impegnative per il giovane pittore sia dal punto di vista dimensionale che narrativo; sono quadri “di storia” che hanno la loro più forte determinante nel racconto e che si distaccano vistosamente dai risultati di acceso misticismo che Mastelletta aveva raggiunto nelle opere religiose databili in un momento immediatamente precedente, ad esempio nelle Storie di Santi (Bologna, Pinacoteca Nazionale) di violenta e mistica visionarietà di stampo quasi controriformista…” Qui invece la scena comincia a distendersi in un ritmo narrativo simile a quello dei giovanili Paesaggi romani, coniugato ad “un impasto cromatico così ricco, con una così nervosa increspatura nella stesura dei panneggi, da rivelare nel pittore la raggiunta padronanza dei propri mezzi espressivi”.

 

 

In occasione dell’appuntamento di mercoledì 20 novembre insieme ai dipinti verrà anche presentata una pubblicazione dedicata al lascito di Eugenio Busmanti, con testi di Anna Coliva, Maria Pace Marzocchi, Elena Rossoni, una testimonianza di Vittorio Sgarbi e due scritti dello stesso Busmanti. Presentazione di Mario Scalini, Direttore del Polo Museale.

INFO

 

Presentazione delle opere

Sansone e Dalila e L’offerta di Abigail a David

di Andrea Donducci detto il MASTELLETTA

 

Mercoledì 20 novembre, ore 17.00

Aula Gnudi | Pinacoteca Nazionale di Bologna

via delle Belle Arti, 56

Ingresso libero fino a esaurimento posti

 

Per informazioni:

Società di Santa Cecilia – Amici della Pinacoteca Nazionale di Bologna

Via delle Belle Arti 56, Bologna

santacecilia.bo@libero.it

www.societasantacecilia.it

 

Ufficio stampa

Sara Zolla

press@sarazolla.it | T. 346 8457982

 

Giovanni Andrea Donducci detto IL MASTELLETTA per via del padre “che faceva i mastelli” (Malvasia), nacque a Bologna nel 1575 e qui si spense nel 1655, alternando la sua attività fra la città natale e Roma. Pur nella scarsità di notizie sugli anni giovanili, dovette svolgere l’apprendistato presso l’Accademia degli Incamminati, continuando a seguire il magistero di Ludovico Carracci anche dopo la partenza di Annibale e Agostino per Roma nel 1595, almeno fino a quando non si legò a Pietro Faccini e all’Accademia alternativa da lui fondata a Bologna, sul filo di una ‘bizzarria’ presto condivisa dal Mastelletta. Ma soprattutto trovò i suoi modelli nel grande Manierismo emiliano, dal Parmigianino a Niccolò dell’Abate.

Si trasferì a Roma una prima volta intorno al 1600, l’anno del Giubileo che richiamò nella città papale numerosi artisti anche da Bologna, e, dopo un periodo nella città natale, nuovamente dal 1608 al 1611. Molte sono le committenze romane documentate nel primo decennio del Seicento e poco oltre, e molte le presenze di suoi dipinti nelle collezioni delle grandi famiglie, gli Spada, i Borghese, i Pamphilij, i Santacroce, i Barberini, e i Giustiniani, il Cardinale Benedetto e il marchese/banchiere Vincenzo, dalla cui quadreria provengono le due grandi tele di soggetto biblico Sansone e Dalila e L’offerta di Abigail a David databili al 1612/13.

All’inizio del secondo decennio tornò definitivamente a Bologna, dove continuò la sua produzione di pitture di paesaggio, arricchita dagli incontri romani con i pittori paesaggisti provenienti dal Nord Europa, in primis Adam Elsheimer. Numerose le committenze dagli ordini religiosi: i Francescani (tra le opere superstiti le Dodici storie sacre ora in Pinacoteca, 1611/12 ca.), e di grandissima rilevanza quelle dei Domenicani, che in occasione della celebrazione del Capitolo dei Padri Domenicani previsto per il 1615, e verosimilmente su indicazione di Benedetto Giustiniani, Cardinal Legato a Bologna dal 1606 al 1611, gli affidarono gran parte della decorazione della Cappella dell’Arca nella Basilica di San Domenico: le lunette, i pennacchi, i sottarchi, e i due teloni laterali (1613/15). Datano al terzo decennio la decorazione della cappella dei Falegnami in Santa Maria della Pietà e le due tele laterali della Cappella Spada in San Paolo Maggiore, e al 1630 l’avvio dei lavori nella Basilica dei Servi. Le ultime notizie documentarie si riferiscono a pagamenti del 1639, mentre nessuna notizia è pervenuta sull’ultimo periodo della vita dell’artista.

La Società di Santa Cecilia – Amici della Pinacoteca Nazionale di Bologna, formalizzata giuridicamente nel 2002, opera in stretta connessione con la Pinacoteca e con il Polo Museale regionale, sostenendo le attività del museo, diffondendo la conoscenza delle sue collezioni, e, quando possibile, incrementandole. Nata per iniziativa dello storico dell’arte Andrea Emiliani e di un ristretto gruppo di simpatizzanti, che iniziarono a sostenere la Pinacoteca di Bologna già intorno al 1990, prende il nome dal celebre capolavoro bolognese di Raffaello. Ancor prima della sua costituzione giuridica, l’Associazione accompagnò la prestigiosa donazione che Sir Denis Mahon, illustre Socio Fondatore e soprattutto grande studioso della pittura bolognese ed emiliana, volle fare al museo bolognese, dimostrando in modo tangibile il suo amore per l’arte e la cultura della città. Grazie a questo lascito i sette capolavori donati, Annibale Carracci, Guercino (due tele fra cui la famosa Madonna del passero), Domenichino, Benedetto Gennari, Guido Reni, sono ora parte integrante della sezione del Seicento.

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