Ricami artistici e gioielli di carta dell’artista milanese Susy Manzo allo spazio Cima di Roma.

S- Composta. Personale di SUSY MANZO

Spazio Cima nasce a Roma, in uno splendido palazzo del quartiere Coppedè, come spazio polifunzionale, adatto ad ospitare ogni genere di evento nel campo dell’arte della comunicazione e dell’immagine.

Uno spazio versatile per organizzare esposizioni artistico-culturali, meeting di comunicazione, conferenze stampa, seminari e altro ancora.

Dall’11 maggio 2022 lo spazio ospita la mostra personale di Susy Marzo dal titolo “S-composta”, curata e organizzata da Roberto Cima.

Nata a Milano nel 1963, dopo aver ultimato gli studi presso la Libera Accademia Pittura Vittorio Viviani di Nova Milanese e presso la Esem di Milano, Susy Manzo inizia un interessante processo di ricerca della carta.

Con il disegno, il paper cutting e la scultura, rappresenta labirinti, luoghi immaginari, ricordi, ricami e trame di carta, in cui la figura umana si fonde totalmente con il mondo naturale e sviluppa progetti artistici collegati alle usanze e alle tradizioni popolari della nostra cultura.

In S-Composta vengono presentate circa trenta opere tra sculture, abiti, installazioni e gioielli.

Si tratta di una serie di opere realizzate nel 2022, che rientra in “Storie Sospese”, progetto aperto del 2016 in cui l’artista indaga la memoria, le emozioni e gli affetti del suo vissuto.

In questi recenti lavori, risultato di una meticolosa ricerca di immagini, fotografie e stampe, ritagliate e intagliate con la tecnica del paper cutting e successivamente appuntate su una base di poliplat con piccolissimi chiodini, la fusione tra la figura umana e la natura è sempre più evidente e fondamentale.

Circa i gioielli esposti, fanno parte della serie di sculture/gioiello Jewerls, realizzate nel 2020 in paper-clay, resina e pigmenti.

Queste piccole sculture hanno la peculiarità di potere essere anche indossate.

Per gli abiti è esposta l’istallazione abito qui #2 realizzata in carta kraft e carta velina che rappresenta un abito di dimensioni reali ed è un richiamo al significato più profondo del “vestirsi”, che va decisamente oltre l’accezione di identificazione del ruolo o dell’aspetto sociale.

E’ in realtà una riflessione sulla protezione del proprio corpo, corpo inteso come luogo privato e intimo, corpo fatto sì di carne ma anche e soprattutto di emozioni.

L’abito diventa la casa, il rifugio, il luogo dove stare bene, il posto che va protetto e protegge.