L’artista tirolese che coinvolge lo spettatore in un dialogo sulla percezione dell’arte visiva.
RUDOLF STINGEL
Dal 20 aprile la sede della galleria Gagosian a Madison Avenue di New York ospita una mostra personale di Rudolf Stingel.
Nato a Merano nel 1956 Stingel è cresciuto nelle Alpi tirolesi, una regione montuosa dove si incontrano Austria, Italia e Svizzera.
Oggi l’artista tirolese vive tra la sua città d’origine e New York ed il suo nome è a chiare lettere tra gli artisti internazionali di punta del panorama d’arte contemporanea.
Riservato, schivo, ma deciso e onnivoro di culture che ha assorbito e travasato nel suo modo nuovo di fare arte, trasformando il concetto stesso di pittura in una sorta di commistione delle arti, quasi presagendo un modo nuovo di poter iniziare a vivere un’epoca neorinascimentale.
Nel 1989 ha completato le Instructions, un manuale in edizione limitata che spiega (in diverse lingue) come realizzare uno dei suoi dipinti d’argento, tele astratte con sfumature di rosso, giallo o blu.
Nelle sue serigrafie di questi anni, Stingel ha creato impressioni utilizzando tulle piegato e sgualcito, quindi spruzzato sulle composizioni con vernice spray argentata.
Nel 1991, Stingel ha installato un tappeto arancione brillante nella galleria Daniel Newberg, attivando lo spazio in un modo senza precedenti.
Di fronte a pareti bianche vuote, i visitatori possono invece considerare le qualità pittoriche degli interni architettonici.
Due anni dopo, alla Biennale di Venezia, Stingel ha installato un tappeto rosso-arancio sul muro, commentando ulteriormente il potere del display.
E nel 2004, la sua installazione site-specific Plan B ha incorporato l’interesse di Stingel per i modelli e la ripetizione, coprendo i pavimenti della Vanderbilt Hall del Grand Central Terminal con un tappeto floreale rosa e blu stampato industrialmente.
Le tensioni tra muro e pavimento, tattilità e illusione attraversano l’opera di Stingel.
Nel 1994 ha creato una serie di opere monocromatiche fuse in poliuretano, mescola di gomma, alluminio o bronzo.
Colorate in modo audace, le opere provengono da sezioni di tappeti a pelo lungo, eppure sono appese al muro come dipinti minimalisti.
A questi sono seguiti i lavori in polistirolo della fine degli anni Novanta e dei primi anni 2000.
Nella mostra di New York viene presentatala grande istallazione caratterizzata dai tipici colori dell’espressionismo tedesco.