Le opere di Ciaccio oscillano tra pittura e scultura, fra sfumature liriche, risonanze musicali e contenuti delle riflessioni filosofiche che hanno sempre accompagnato la sua ricerca.
ROBERTO CIACCIO. Soglie del tempo
BUILDING, nel centro di Milano, è un luogo destinato all’arte nelle sue più varie forme di espressione.
Dall’ 8 settembre la galleria ospita la mostra Roberto Ciaccio. Soglie del tempo curata da Francesco Tedeschi con l’attivo contributo dell’Archivio Roberto Ciaccio.
Impegnato in una costante ricerca, animata da continue riflessioni e sperimentazioni, Roberto Ciaccio (1951 – 2014) ha realizzato opere complesse, ricche di un’intensa espressività, il cui linguaggio tra pittura e scultura, tra sfumature liriche, risonanze musicali e contenuti filosofici ci svela un aspetto importante della attualità dell’arte astratta.
Il progetto espositivo di Building raccoglie più di quaranta opere realizzate dall’artista tra il 1994 e il 2011 caratterizzate da un’astrazione pittorica di intensa concettualità.
Sono opere riferite ai temi portanti del lavoro di Ciaccio, riferiti in particolare al concetto di soglia, come atmosfera e forma imprendibile del passaggio fra un qui e un altrove, e a quello di temporalità come tentativo di raccogliere il rapporto fra l’istante e l’essere.
La mostra si inserisce in una programmazione espositiva volta a mettere in luce il particolare valore di un confronto con l’opera d’arte come tramite tra il visibile e l’invisibile, introducendo altre dimensioni del sensibile.
Il percorso espositivo è scandito in tre momenti che mettono a fuoco differenti tipologie di opere e tematiche.
Al piano terra sono presentati i lavori realizzati con metalli, quali ferro e rame, in alcuni dei quali il carattere specchiante e la struttura stessa della superficie intaccata dagli inchiostri o da altre tecniche di lavorazione producono l’effetto di una cornice interna o di una “soglia” sospesa.
Al secondo piano sono presentati alcuni monoprints caratterizzati da tonalità scure, notturne, con i quali Ciaccio interpreta il rapporto con il mistero del vuoto, ai confini del silenzio, del nulla, dove una presenza di luminosità interna è però sempre attiva.
Il terzo momento della mostra è costituito da lavori di carattere fortemente luminoso, chiaro, all’interno dei quali i soggetti del riquadro, dello schermo, della croce, intendono offrire un ulteriore aspetto del grado di trasformazione che le ermetiche elaborazioni di Ciaccio offrono, nel passaggio tra una percezione immediata della forma-colore e la sua risonanza interiore, dove il tempo si fa luce.