Come attraverso la fotografia è possibile entrare nel mondo complesso delle Carceri
Ri-scatti
MILANO- PAC/Padiglione d’Arte Contemporanea Via Palestro, 14
Dal 09/10/2022 al 16/11/2022
La storia del PAC/ Padiglione d’Arte Contemporanea inizia nel 1947 quando il Comune di Milano, in cerca di un nuovo spazio per le collezioni delle Civiche Raccolte del XX secolo, individua le ex-scuderie della Villa Reale, distrutte dai bombardamenti del 1943.
La Villa Reale era già sede della Galleria d’Arte Moderna (GAM) dal 1921, ma gli spazi erano insufficienti ad ospitare l’arte più recente e, in prospettiva, un museo per l’arte contemporanea in potenziale crescita.
Un nuovo spazio che, negli anni, ha ospitato nomi chiave della scena artistica contemporanea internazionale come Laurie Anderson, Kounellis, Duane Hanson, Emilio Vedova, Andres Serrano, Lucio Fontana, Richard Long, Vanessa Beecroft, Marina Abramovic, Yayoi Kusama, Tony Oursler e molti altri.
Dal 9 ottobre il PAC ospita Ri-scatti, mostra di fotografia curata da Diego Sileo.
Ri-Scatti è un progetto di largo respiro promosso dal Comune di Milano con il sostegno di Tod’s e il contributo di LCA Studio Legale, organizzato dal PAC e da Ri-scatti onlus, associazione di volontariato che dal 2014 crea eventi e iniziative di riscatto sociale attraverso la fotografia.
La mostra inaugurata il 9 ottobre è pertanto una nuova edizione del progetto che si propone di raccontare le complessità, le difficoltà, ma anche le opportunità della vita negli istituti di reclusione, al di là delle semplificazioni e delle stigmatizzazioni.
Per la sua realizzazione viene fornito ai partecipanti uno strumento formativo capace di generare anche un confronto costruttivo e concreto tra l’amministrazione cittadina, quella penitenziaria e le istituzioni culturali milanesi.
Ri-scatti (2022) vede quindi protagonisti assoluti i detenuti e gli agenti della polizia penitenziaria dei quattro istituti di detenzione milanesi: Casa di Reclusione di Opera, Casa di Reclusione di Bollate, Casa Circondariale F. Di Cataldo, IPM C. Beccaria.
Si tratta di un percorso mai affrontato prima da nessun altro, con una novità assoluta per i partecipanti che hanno seguito il corso di formazione durato mesi: per i detenuti la possibilità di avere a loro disposizione le macchine fotografiche nei reparti e nelle celle e per gli agenti di polizia la possibilità di disporne durante i loro orari di lavoro.
Il risultato è un racconto intenso, veritiero, esplicito, dalle tinte forti ed estremamente duro.
Al progetto ha partecipato e collaborato il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano che, insieme al Dipartimento di Design, da molti anni svolge ricerche di tipo partecipativo negli spazi detentivi.