Restauro conservativo del Cristo di Civita di Bagnoregio (VT)

Qualcuno ha paragonato Civita di Bagnoregio alle città fantastiche della letteratura.Quasi isolata dal mondo,fra il guado del Tevere e il lago di Bolsena, al crocevia fra Umbria,Lazio e Toscana,è conosciuta come “la città muore”: un ciuffo di case medioevali e di mura in rovina che si erge su un isolottodi tufo dorato,proteso sul vuoto di due vallate fra burroni e calanchi.In origine la rupe di tufo di Civita era collegata,naturalmente a quella della vicinissima Bagnoregio,da una sella di terra;ora un lungo ponte in cemento è l’unica struttura di collegamento fra i due paesi.La vita cittadina del borgo di Civita si svolge nella p.zza del Duomo Vecchio,sulla quale domina la chiesa parrocchiale di San Donato,dove sull’altare in fondo a destra,spicca la stupenda immagine del crocifisso ligneo del XVsec. di scuola Donatelliana.La scultura il legno di pero è animata da una grande spressività,e da un crudo realismo.Ha le braccia snodate,ed è possibile staccarlo dalla croce e deporlo su una barella,per il tradizionale trasporto del Venerdì Santo. Fu proprio durante la tradizionale processione,che avvenne per la prima volta l’incontro tra me e il crocefisso,che chiudeva il corteo dei figuranti in costume.L’atmosfera era suggestiva,vi era un grande silenzio che veniva ogni tanto interrotto dal rumore degli zoccoli dei cavalli che aprivano la processione.All’apparire dell’immagine Sacra ne rimasi affascinata e allo stesso tempo provai pena per quell’opera che si presentava in un pessimo stato di conservazione.Il suo volto tormentato non solo da una smorfia di dolore,ma dal lavoro erosivo dei tarli,spinta da una grande passione per l’arte,ma anche da una fervente devozione,convinse me e mio marito Giovanni,ad offrire il restauro dell’opera in questione.Le grosse crepe,la caduta degli stucchi e del colore, il volto offuscato e martoriato dal tempo e dai vecchi restauri,furono da noi pazientemente ripristinati dopo un lavoro durato ben sette mesi.L’opera è stata sottoposta ad un trattamento antitarlo mediante l’introduzione di un veleno (permetar)diluito al 5% in petrolio.Il consolidamento della fibra lignea è stato effettuato con l’introduzione di una sostanza acrilica detta PARALOID B72 diluita al 10% in diluente nitro,mentre l’imprimitura (strato preparatorio) è stata consolidata mediante emulsione acrilica AC33,diluita con acqua distillata al 4-5%.Sono stati effettuati saggi di pulitura con vari solventi.L’integrazione delle lacune (imprimitura mancante),è stata effettuata con gesso di Bologna e colla di coniglio.Sono state riparate le dita delle mani,mentre una parte del panneggio  mancante del perizoma,è stato ricostruito mediante intaglio in legno di pero.Le parti stuccate sono stata colorate con acquerello e la protezione dell’opera è stata completata mediante applicazione della cera vergine d’api.Giovanni,mio marito,ha realizzato intagliando del legno di tiglio,i monconi di spalla che
vengono applicate al crocefisso durante la processione del Venerdì Santo.L’opera così restaurata,è tornata ai fedeli,che l’hanno accolta con una solenne e importante cerimonia civile e religiosa.

(Articolo a cura di Loredana Rizzo)

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