Un ricordo dello straordinario artista che, assieme alla moglie, ha fatto delle sue imponenti installazioni e interventi di impacchettamento una incredibile espressione artistica di Land Art.
Remebering Christo & Jeanne-Claude
La Fondazione Ghisla Art Collection è stata istituita nell’aprile del 2014, con l’intento di mettere a disposizione della collettività un patrimonio artistico di valore internazionale, per essere condiviso da tutti coloro che riconoscono nell’arte una ricchezza indelebile.
La collezione è stata creata dai coniugi Ghisla, spinti da una crescente ed eclettica passione per l’espressività artistica.
La sua sede occupa uno stabile di fattura futuristica, appena realizzato su progetto dello studio d’architettura Moro & Moro di Locarno e si trova nel centro città.
Oltre all’esposizione della ricca collezione, la fondazione propone mostre temporanee sempre di rilevante interesse.
Fino a gennaio 2022 la Fondazione ospita nelle prime tre sale al pianterreno una mostra dedicata a due maestri indiscussi della land art, Christo e Jeanne-Claude.
Dopo essersi formato all’accademia di Sofia in Bulgaria, Christo (1935-2020) nel 1958 si trasferisce a Parigi dove conosce Jeanne-Claude (1935-2009).
I due iniziano una relazione artistica e personale, stringendo un sodalizio che durerà tutta la vita.
Oggi Christo e Jeanne-Claude sono mondialmente noti per i loro empaquetages: all’inizio si trattava di singoli oggetti di piccole o medie dimensioni da esporre in musei o gallerie.
Ben presto i due artisti hanno però lasciato gli spazi interni per lavorare nel paesaggio, sia urbano che naturale, dando alle loro opere dimensioni ambientali, anche colossali.
In questo senso, dai primi oggetti impacchettati ai monumentali progetti all’aperto, le loro opere hanno trasceso i limiti tradizionali della pittura, della scultura e dell’architettura.
Mentre queste tre discipline creano il proprio spazio, Christo e Jeanne-Claude usavano prendere uno spazio per trasformarlo in un’opera d’arte.
Per costruire le loro creazioni si avvalevano di materiali precostituiti desunti dalla realtà, anche quella più banale, compresi gli scarti industriali, con cui sottolineavano l’invadenza dell’oggetto nella società dei consumi.