In questa mostra Howard torna al colore con zelo, presentando dipinti che si sforzano di esprimere l’instabilità della vita, l’assurdo, insieme a fantasie di un futuro inconoscibile
Rachel Howard: You Have a New Memory
La Simon Lee Gallery propone You Have a New Memory, mostra inaugurale di Rachel Howard con la galleria di Londra.
Rachel Howard (1969) è nota per i suoi dipinti profondamente espressivi di figure che sembrano fatte di ombre.
Lo stile caratteristico di Howard si ottiene applicando la vernice sulla tela e lasciandola scorrere verso il basso, usando un pennello per formare immagini inquietanti, sia rappresentative che astratte, tra le striature e la foschia risultanti.
Il suo materiale preferito è la pittura per la casa; mentre si separa, crea uno strato di vernice che conferisce alle sue opere la sua seducente lucentezza.
La mostra riunisce un nuovo corpus di opere che presentano il lavoro più recente di Howard sulle potenzialità della pittura attraverso la sperimentazione.
Negli ultimi 25 anni, Howard ha esplorato le capacità della pittura, creando opere che affrontano i temi di incertezza, fragilità, bellezza e dolore, in un continuo confronto tra controllo e caos, ordine ed entropia, creazione e disfacimento, bellezza e distruzione.
Tornando ad un uso attento del colore Howard presenta dipinti che si sforzano di esprimere l’instabilità della vita, l’assurdo, insieme a fantasie di un futuro inconoscibile.
In mostra si può ammirare una serie di nuove, grandi tele ove una natura “sintetica” scorre sulla tela, veli di fiori e foglie “finti” scendono sulla superficie, dissolvendosi in lontananza, atomizzati in una foschia.
In piccole tele Howard si concentra invece sulla vista, il percorso verso Edge, camminato, dipinto, disegnato, fotografato e filmato dall’artista per oltre un decennio.
Lo fa con opere che sono dipinte a volte in situ, a volte da fotografie ma spesso dalla memoria, o dal ricordo di un sentimento.
Alcuni dipinti sono intensamente lavorati, altri rapidamente trascritti.
Per Howard, infatti, la ripetizione del rendering della vista funge da forma di sicurezza e certezza in un mondo ambiguo: questo luogo esiste, questo è reale, l’artista non è pazzo.