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Angelo Tabaro

LIBRERIA, impresa culturale, quale sostegno?

È sufficiente l’iscrizione all’albo del Ministero?

Le librerie infatti non erano e, per quelle che ancora esistono, non sono dei semplici negozi per la vendita di libri, ma sono anche imprese culturali

LIBRERIA, impresa culturale, quale sostegno?

 

Al lavoro in una libreria dopo l’eccezionale acqua alta a Venezia, 14 novembre 2019.
ANSA/ANDREA MEROLA

 

Un tempo ogni paese, anche di piccole e medie dimensioni, poteva contare su più di una libreria.

Negli ultimi decenni però un numero incredibile di piccole librerie indipendenti nelle città di ogni dimensione hanno chiuso i battenti, alcune con una lunga storia alle spalle.

Nei piccoli centri sono scomparse, nei centri medi a volte se n’è salvata una, nelle città maggiori sono state assorbite da grandi store librari.

Certamente le librerie sono imprese commerciali e hanno seguito la sorte di gran parte del sistema commerciale con l’impoverimento commerciale dei centri storici e la nascita e lo sviluppo esponenziale dei “centri commerciali” sorti ai margini delle città con grandi parcheggi e passeggiate al riparo dal freddo e dalle calure estive.

Come molti prodotti oggi troviamo i libri negli scaffali di questi centri commerciali.

Ma non è la stessa cosa.

Le librerie infatti non erano e, per quelle che ancora esistono, non sono dei semplici negozi per la vendita di libri, ma sono anche imprese culturali.

Le librerie sono centri di cultura e socialità.

Una libreria, infatti, svolge attività rivolte alla crescita culturale della collettività: sono luoghi di riflessione ed incontro dove si realizza la trasmissione di idee e pensieri che alimentano lo sviluppo delle personalità.

Entrare in una libreria, scegliere il settore che presente le materie più affini alla propria sensibilità, scorrere i titoli dei libri presenti, magari aprirli e sfogliarli, è un processo di crescita culturale come visitare un museo.

Assorbiamo da ciò che vediamo stimoli per la nostra crescita personale.

Uno scaffale di libri in un centro commerciale non è la stessa cosa e i grandi store librari, che pure hanno queste caratteristiche, si trovano solo nelle grandi città.

Nel 2020 è stata salutata con grandi speranze la legge n. 15 del 13 febbraio che dettava “Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura” la quale all’articolo 9 prevede una qualche forma di difesa delle librerie.

L’articolo 9 dispone infatti che, al fine di promuovere un ampio pluralismo culturale ed economico nonché di accrescere la qualità della lettura, è istituito, presso il Ministero della cultura, l’albo delle librerie di qualità, nel quale sono iscritte, su loro domanda, le librerie aventi i requisiti stabiliti con decreto del Ministro della cultura.

Certamente siamo consapevoli che una legge non ha la forza di risolvere un problema tanto complesso come la conservazione di negozi speciali quali sono le librerie.

Tuttavia, è un segno di attenzione verso questo settore dell’impresa culturale.

Ma è sufficiente questo segno di attenzione?

C’è voluto un anno prima che il Ministro emanasse il decreto che disciplina le modalità di formazione e tenuta dell’albo, da pubblicare in una pagina dedicata e facilmente accessibile nell’ambito del sito internet istituzionale del Ministero della Cultura.

C’è inoltre un grande neo in questa norma, evidenziato anche nel decreto del ministro, il tutto deve avvenire senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica

Il decreto del ministro è datato 11 marzo 2021 e prevede(art.2) che:

  1. Entro il 31 luglio di ciascun anno, il Ministero della cultura pubblica un avviso sul proprio sito internet istituzionale riguardante la presentazione delle domande per l’iscrizione all’albo per il triennio successivo all’anno in corso.
  2. Le librerie interessate presentano la domanda d’iscrizione all’albo entro il 15 settembre, secondo le modalità ivi indicate.

I requisiti che devono avere le librerie per presentare domanda sono indicati all’art.3 del decreto:

  1. a) svolgere da almeno tre anni un’attività economica di vendita di libri in percentuale corrispondente ad almeno il 60% del fatturato totale dell’esercizio richiedente, in locali idonei all’attività di vendita di libri. Tale attività deve essere svolta in via permanente e continuativa per 12 mesi all’anno con presenza di personale addetto al servizio diretto alla clientela e garantire un orario di apertura al pubblico di almeno trenta ore settimanali;
  2. b) esporre nel punto vendita un assortimento congruo e diversificato di titoli rappresentativi dell’editoria italiana, anche in riferimento alla eventuale specialità della propria offerta, comprese edizioni economiche di opere qualificate e pubblicazioni di marchi editoriali di media o minore diffusione;
  3. c) svolgere un servizio di qualità che tenga conto della realizzazione di eventi culturali, programmati anche in considerazione della specificità del territorio, dei caratteri sociali e geografici di riferimento in relazione alla dimensione urbana di quartiere, alle periferie delle città più grandi e alle realtà dei centri minori. La qualità del servizio è valutata altresì con specifico riguardo:

1) alla presentazione di libri e alle manifestazioni finalizzate all’avvicinamento alla lettura, da parte, in particolare, di bambini e ragazzi;

2) alla organizzazione di incontri nelle scuole;

3) alla recensione di libri anche online;

4) alla collaborazione con le biblioteche del territorio e con i circoli di lettura anche, relativamente a questi ultimi, con l’offerta, ove possibile, di ospitalità per la realizzazione di determinati eventi;

  1. d) aver aderito ai patti locali per la lettura o aver dichiarato la mancata stipulazione del patto nel territorio di riferimento.

Da metà dicembre il primo elenco approvato dalla Commissione per il triennio 2021-2023 sarà pubblicato sul sito Istituzionale del Ministero.

Faccio fin d’ora i complimenti alle librerie che entreranno in questo elenco, ma mi chiedo quale è il vantaggio di tutta questa procedura per l’impresa culturale LIBRERIA?

Può essere sufficiente il prestigio di essere presenti nel sito ufficiale del Ministero italiano della Cultura?

Penso proprio di no.

Dov’è il sostegno che era presente nel titolo della legge 15/2020?

 

Come si può sostenere un’impresa culturale in grande difficoltà, come sono le librerie, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica?

Il legislatore dovrebbe riflettere su quali reali strumenti di sostegno adottare a favore di imprese culturali alle quali si chiede di svolgere un ruolo di affiancamento al pubblico per la crescita culturale e sociale delle proprie comunità.

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