Artista che ha creato forti polemiche negli Stati Uniti, Philip Guston viene proposto dalla galleria Newyorkese con le opere dell’ultimo decennio di vita dell’artista

Philip Guston, 1969-1979

Philip Guston (1913-1980) è uno dei più rappresentativi artisti americani dell’arte del XX secolo. tra i maggiori esponenti dell’espressionismo astratto.

Il suo impegno nel produrre lavoro partendo da emozioni autentiche e dall’esperienza vissuta garantisce il suo impatto duraturo

Tuttavia è stato un artista che ha provocato anche forti polemiche.

L’ultima nel 2020, quando una grande retrospettiva era in programma alla National Gallery di Washington alla quale dovevano seguire tre tappe successive (al Museum of Fine Arts di Houston, alla Tate Modern di Londra e al Museum of Fine Arts di Boston) è stata rinviata al 2024 a causa delle critiche nate attorno ad alcuni dipinti di Guston della serie Klan Painting.

Queste polemiche non hanno però intaccato la programmazione della galleria

Hauser & Wirth New, una delle più importanti e qualificate gallerie d’arte a livello internazionale.

A partire infatti dal 9 settembre 2021, nella sede di New York la Galleria presenterà “Philip Guston, 1969-1979“, una mostra incentrata sulla scoperta della figurazione emersa nell’ultimo decennio della carriera del maestro del XX secolo.

La leggendaria carriera di Guston ha attraversato mezzo secolo, dal 1930 al 1980. I suoi dipinti – in particolare le forme liberate e istintuali del suo ultimo lavoro – continuano a esercitare una forte influenza sulle giovani generazioni di pittori contemporanei.

L’esposizione, che comprende anche alcuni dipinti mai esposti prima, fa conoscere opere prodotte dopo che Guston aveva voltato le spalle all’astrazione per affermare una nuova figurazione senza precedenti.

Mentre i critici denunciavano il suo drammatico spostamento verso immagini oscure, simili a cartoni animati, i dipinti degli ultimi anni di Guston sono oggi considerati pietre miliari dell’arte moderna.

Queste opere mostrano non solo una squisita maestria tecnica, ma anche un coraggio senza compromessi nell’affrontare direttamente le ingiustizie della società americana a cui aveva assistito sin dall’infanzia.

La mostra ripercorre l’evoluzione della sua iconografia rappresentativa dal 1969, anno di opere come la Torre di Babele che evoca “Città” e l’apparizione delle sue Klan Painting caratteristiche figure incappucciate, avatar della nostra complicità nel male quotidiano del razzismo e del bigottismo.

Quest’ultima serie è stata causa delle polemiche e del rinvio della retrospettiva di Washington.