L’artista di origine nigeriana affronta i grandi temi urgenti legati alla crisi ecologica e ambientale, allo sfruttamento delle risorse e alla sostenibilità indagando le storie del colonialismo
OTOBONG NKANGA. Corde che si arricciano attorno alle montagne
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta la mostra personale dedicata a Otobong Nkanga dal titolo Corde che si arricciano attorno alle montagne.
Nata a Kano, Nigeria, nel 1974 Nkanga è tra le più importanti artiste contemporanee internazionali attenta ai temi di maggiore attualità del nostro tempo.
La sua ricerca affronta, infatti, temi urgenti legati alla crisi ecologica e ambientale, allo sfruttamento delle risorse e alla sostenibilità indagando le storie del colonialismo, le sue ripercussioni sul tessuto sociale e le nuove forme di arte materiale.
Nel 2017 l’artista ha partecipato alla mostra L’emozione dei COLORI nell’arte tenutasi al Castello di Rivoli e alla GAM di Torino in occasione della quale nella Manica Lunga ha esposto l’opera Kolanut Tales: Slow Stain (I racconti della noce di cola: macchia lenta, 2012-2017).
Quest’opera è poi entrata a far parte delle Collezioni del Museo grazie al Dono degli Amici Sostenitori e Benefattori del Castello di Rivoli.
Otobong Nkanga è un artista e performer cresciuta in Francia che oggi vive e lavora ad Anversa.
Suoi lavori sono stati presentati in molte istituzioni museali e artistiche; ha ricevuto una Menzione Speciale alla 58ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e le è stato assegnato il Premio Yanghyun 2015 e il Premio d’arte belga 2017, e nel 2019 ha ricevuto il Premio Ultimas-Fiammingo per la cultura.
Il suo lavoro esplora i cambiamenti sociali e topografici dell’ambiente, osserva le loro complessità intrinseche e cerca di capire in che modo risorse come il suolo e la terra e i loro valori potenziali siano oggetto di studio ed analisi di esperti.
La mostra è stata ideata appositamente per le sale al terzo piano del Castello di Rivoli, ed è concepita come un grande progetto site–specific che si snoda attraverso le cinque grandi sale del piano.
Rinunciando alla verticalità delle pareti le opere si estendono occupando i pavimenti invitando a un percorso che è un viaggio, come transito tra punti distanti.
Disegnando un paesaggio inedito, l’installazione comprende opere-tappeti dalla forma irregolare ispirati a minerali, come quarzo e malachite, le cui proprietà curative sono note fin dall’antichità.
I tappeti si estendono nello spazio attraverso lunghissime corde intrecciate a mano che a loro volta connettono molteplici oggetti scultorei concavi che suggeriscono la manipolazione da parte dei visitatori.
Realizzati in legno, vetro e terracotta, al loro interno ospitano ulteriori materiali organici o veicolano suoni, dotando l’opera di una componente performativa e sensualmente relazionale.