L’artista ecuadoregno Santillan riflette sul rapporto tra cosa è successo e come quanto successo si presenta, e insinua l’esistenza di un territorio dove si possono oltrepassare i limiti del possibile.
OSCAR SANTILLÁN A Breathing Mountain
Fondata da Tiziana Di Caro, la galleria ha aperto le sue sale nel 2008 a Salerno sulla Costiera Amalfitana, negli spazi che erano il teatro di un palazzo patrizio del XVII secolo.
Da subito l’obiettivo di Tiziana è stato quello di promuovere artisti internazionali più giovani con un’attenzione specifica alla sperimentazione e alla ricerca, con un focus sugli artisti che lavorano attraverso i nuovi media.
Nel marzo 2015 la galleria si è trasferita a Napoli in centro storico, al primo piano di Palazzo De Sangro di Vietri, palazzo costruito nel XVI secolo in Piazzetta del Nilo.
Dal 6 ottobre la galleria presenta opere dell’artista “cibernetico” nato in Ecuador nel 1980 Oscar Santillan.
Il lavoro di Santillan, che oggi vive e lavora tra Paesi Bassi e Ecuador, insinua l’esistenza di un territorio dove si possono oltrepassare i limiti del possibile.
Egli riflette sul rapporto tra cosa è successo e come quanto successo si presenta.
La sua formazione è iniziata nei primi anni 2000 come artista autodidatta in Ecuador lavorando all’interno di ambienti collettivi.
Nel corso degli anni quelle esperienze sono rimaste vive nella sua pratica sotto forma di collaborazioni con scienziati e altre menti curiose.
Scienza, finzione e “terraformazione” indigena, come sforzo di conformare e rendere abitabili da esseri umani zone “difficili” della terra articolano insieme una matrice che Oscar chiama ‘Antimundo‘, che è un modo per identificare o generare realtà che non si adattano al nostro mondo attuale.
Vale a dire, l'”Antimundo” non è solo un insieme critico di strumenti per individuare i confini del mondo, ma piuttosto attivamente ci costringe ad agire in modo sensuale, a contaminare le narrazioni, a superare le convenzioni dominanti, a partecipare all’interno di intricate ecologie di sé.
Cercando negli episodi perduti della scienza, nella produzione di conoscenza repressa durante il periodo coloniale, nella terraformazione andina e amazzonica, nella fantascienza non occidentale, l'”Antimundo” respira.