Allievo di Felice Casorati, Marcolino Gandini si allontana dalla figurazione del maestro per abbracciare un’arte astratta geometrica fino ad arrivare ad opere monocrome su tela modellata
Il museo Ca Pesaro di Venezia ospita la mostra Omaggio a MARCOLINO GANDINI, aperta al pubblico fino al 12 gennaio 2025
Dal 10 ottobre 2024 Cà Pesaro presenta la mostra Omaggio a MARCOLINO GANDINI.
Marcolino Gandini (Torino, 1937- Roma, 2012), figlio del musicista e compositore Marco Gandini, frequenta fin da giovane la scena intellettuale torinese nella quale era inserito il padre ed entra in contatto col pittore Felice Casorati e il Gruppo dei Sei.
Trasferitosi con la famiglia a Viù, paesino confinante con la Francia, cresce immerso nella natura.
Durante un ricovero in Ospedale comincia a disegnare per far passare il tempo e si appassiona tanto da portarlo a studiare pittura a Torino diventando allievo di Casorati dal cui stile però si allontana presto per passare dal figurativo all’astrazione geometrica.
La mostra, curata da Elisabetta Barisoni, intende sottolineare il momento più rivoluzionario della produzione di Gandini, quello degli anni Sessanta.
Il critico d’arte Maurizio Fagiolo dell’Arco definisce «periodo azzurro» il biennio 1962-1963, quando le tele di Gandini si caratterizzano per una gamma cromatica ridotta, con grigi, azzurri tenui e bianchi, definiti da una stesura densa e materica.
Insieme a queste prime prove la sala documenta, anche attraverso Tela modellata del 1965, donata dall’autore nel 1989 per le collezioni civiche veneziane, il percorso che Gandini intraprende per esplorare lo spazio ed “uscire” dalla tela.
Il cosiddetto «periodo monumentale» si esprime in opere di dimensioni ampie, dove il supporto, spesso di compensato, è curvo e sostiene la tela modellata.
I colori diventano strisce colorate a creare vibranti effetti ottici; l’opera esce dalla bidimensionalità e diventa architettura astratta.
A metà degli anni Sessanta i suoi assemblaggi prendono la forma di strutture colorate, che Gandini chiama armadi. È una fase molto creativa dell’artista, che dalla fine del decennio sperimenta nuovi materiali e arriva ad abbandonare il colore per realizzare opere monocrome in formica bianca.