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Giuseppe Tassi

Il teatro di Efeso, un gioiello a cielo aperto che il tempo ha conservato quasi intatto

Oggi in questo lembo di Turchia il respiro del grande impero è vivo e presente

Il teatro di Efeso, un gioiello a cielo aperto che il tempo ha conservato quasi intatto

 

Geobia7, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons
Geobia7, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

 

Turchia 1987.

È passata una vita ma tra le suggestioni di quel viaggio lontano ripesco lo stupore intatto davanti alle meraviglie di Efeso.

La collina si erge all’improvviso, ripida e maestosa.

Nel suo grande ventre culla un vero e proprio tesoro di cultura: è il teatro di Efeso, un gioiello a cielo aperto che il tempo ha conservato quasi intatto.

Quando Efeso era la capitale della provincia d’Asia, questo teatro ospitava fino a ventimila spettatori e la città, brulicante di commerci e paradiso delle arti, dava alloggio a duecentomila anime.

Oggi in questo lembo di Turchia il respiro del grande impero è vivo e presente.

Dalla sommità del teatro lo spettacolo è abbagliante.

All’orizzonte il blu profondo del Golfo fa da quinta naturale, mentre il sole cala lento sulle rovine. Dai gradoni lo sguardo corre in basso verso i resti del tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo antico, citate per la prima volta in una poesia di Antipatro.

Di queste opere del genio umano oggi sopravvive soltanto la piramide di Cheope Quel che resta del tempio di Artemide, che secondo il mito fu costruito dalle Amazzoni, le donne guerriere, sono pallide tracce delle fondamenta.

Ma la città imperiale riaffiora a poco a poco con la fierezza delle sue forme.

Il cardo romano, la grande agora (la piazza dei commerci) i vicoli, le terme, luogo di cura del corpo e dello spirito.

Un lupanare che ricorda quello di Pompei senza il colore degli amplessi eternato in quei disegni risparmiati dalla furia del vulcano.

Dalle gradinate del teatro l’antica Efeso sembra vivere ancora: cigolii di carri sul selciato, le urla dei mercanti, la gente che si accalca per vedere la merce.

E gli intellettuali del tempo che varcano la soglia della biblioteca di Celso, con la sua nobile struttura architettonica e il colonnato che si innalza fino al secondo piano.

Quasi un segno della forza della cultura proiettata verso il cielo.

L’antica Efeso vive nei nostri sguardi ammirati, anche le pietre hanno un’anima in questo angolo di Turchia baciato dal sole della storia.

Di Giuseppe Tassi

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