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Giuseppe Tassi

DEDICATO A FLAVIO PARMEGGIANI

IL GIALLO DEL RADIOCRONISTA SCOMPARSO

DEDICATO A FLAVIO PARMEGGIANI

Clemens Stockner, Public domain, via Wikimedia Commons
Clemens Stockner, Public domain, via Wikimedia Commons
Flavio sparì nel nulla un giorno di marzo del 1993.
Raccontava il Bologna con passione sulle frequenze di un’ emittente locale.
Radiocronache di qualità con l’anima genuina del tifoso.
Era amato per il suo sorriso spontaneo, la fronte abbandonata precocemente dai capelli che mostravano l’antico vigore ricadendo ai lati della testa fin quasi sulle spalle.
Aveva 45 anni Flavio e seguiva il Bologna in ogni angolo d’Italia da molte stagioni.
Il suo volto e la sua storia sono riemersi nel ricordo sfogliando su Facebook le foto della tribuna stampa del Dall’Ara.
In questa carrellata d’epoca Flavio non l’ho trovato.
E allora ho pensato di ricordarlo a tutti: elegante, gentile, premuroso, felice di far parte di quel mondo di cronisti errabondi al seguito dei destini rossoblu.
La radio e alcuni fogli locali, distribuiti negli stadi, erano la sua piccola gloria personale, la palestra del suo talento di pubblicista con vocazione manageriale.
Qualche giorno prima della sua scomparsa quel sorriso contagioso si era incrinato: la morte improvvisa di un giovane collega della radio lo aveva colpito con la violenza di un siluro.
Ma moglie e figlia non lessero turbamenti nel suo viso, non videro ombre sinistre nei comportamenti di Flavio.
E continuarono ad aspettarlo, e a cercarlo dopo la sua scomparsa, con accorati appelli televisivi.
Ma di lui e della sua Golf grigio scura per giorni e giorni non si trovò traccia.
Si indagarono i movimenti di Flavio, le sue operazioni bancarie, si ricostruì  la cessione di due piccole testate ma nessuna difficoltà economica insormontabile.
Flavio era semplicemente sparito nel nulla in un gorgo di mistero.
Fu a metà marzo che la sua Golf venne ritrovata semidistrutta in una scarpata lungo la strada che da Fedaia sale fino alla Marmolada.
Cento metri più in alto un guardrail sfondato e sul fondo del dirupo il corpo senza vita del radiocronista.
Una scena agghiacciante in quello scenario incontaminato che Flavio amava fin da bambino.
Li aveva trascorso anche le ultime ferie con la famiglia.
Li lo ha richiamato una calamita irresistibile, una forza cupa e insondabile.
Mi piace pensare che solo, chiuso nel mistero delle sue montagne, abbia trovato conforto da quel dolore subdolo e inquietante che gli aveva scavato l’anima.

Di Giuseppe Tassi

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