Vivere davanti a queste rovine è come muoversi in un eterno presente che inghiotte tutto
Vivere davanti a queste rovine è come muoversi in un eterno presente che inghiotte tutto
Ci sono luoghi speciali nella vita di tutti noi.
Angoli di mondo dove ti capita di ritornare dopo anni, posti che ti aiutano a capire meglio chi sei e dove stai andando.
Uno di questi é Capo Sounion.
Sono di nuovo a Capo Sounion dopo 41 anni.
Il cielo è azzurrissimo, il mare blu profondo e il tempio di Poseidone si staglia orgoglioso dei suoi duemila anni di storia.
Da questa guglia magica gli ateniesi sorvegliavano il passaggio delle navi e re Egeo si gettò in mare , convinto che il figlio Teseo fosse stato ucciso dal Minotauro.
Affiorano i ricordi di quel mio primo passaggio.
Avevo 20 anni, una fidanzata con mamma al seguito e un cuore pieno di speranza.
La vita si spalancava davanti a me come un mare immenso e la Grecia studiata sui libri mi regalava i suoi sapori forti e il piacere di tuffarmi nel tempo cavalcando l’onda delle emozioni.
Capo Sounion fu il mio impatto con quel mondo perduto eppure cosí vivo e palpitante;
fu il primo passo di un percorso che mi avrebbe condotto sulla collina del Partenone e poi a Micene e Delfi, dove fui preso dalla smania di correre dentro lo stadio mentre la cantilena ossessiva delle cicale cancellava i confini del tempo .
Vivere davanti a queste rovine è come muoversi in un eterno presente che inghiotte tutto, che salda epoche lontanissime.
E così 41 anni passati come un lampo si annullano, lasciandomi solo con queste nobili colonne, con la spirale dei ricordi che affiorano, con la voglia di solcare altri mari e altre vite, a dispetto del tempo che passa.
Sounion è un posto magico proprio per questo.
Rappresenta quello spicchio di eternità che ciascuno di noi si porta dentro.