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Giuseppe Tassi

Giuseppe Tassi

Belize: Quel che resta é la suggestione. La forza evocatrice di un incontro speciale

L’atmosfera è quella di un tempo sospeso dove non c’è più limite fra ieri e oggi

Belize: Quel che resta é la suggestione. La forza evocatrice di un incontro speciale

 

Rostad, Bernt, CC BY 2.0 , via Wikimedia Commons
Rostad, Bernt, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons
Quel che ti resta di un viaggio é la suggestione, la forza evocatrice di un luogo, di un incontro speciale. Mi é successo in Belize, un piccolo stato del Centroamerica.
La grande chiatta scivola sulle acque del fiume.
È la strada maestra per entrare nella foresta di Lamanai.
É un luogo sacro alla civiltà Maya, fiorita nel vicino Messico, ed è anche l’habitat perfetto per i coccodrilli, che nuotano silenziosi ai lati dell’imbarcazione.
Tutto profuma di avventura e di mistero ed é bello abbandonarsi alle onde del pensiero.
Quando la chiatta si ferma, anche la pioggia torrenziale, che aveva allagato le strade, concede una tregua.
La foresta pluviale assorbe ogni goccia come una spugna gigantesca.
E così possiamo camminare fra alberi eterni dal fusto lunghissimo, foglie inzuppate grandi come auto, liane degne di Tarzan. Un pitone striscia fra i sassi e in un angolo improvvisamente assolato spunta un’iguana che cattura i caldi raggi.
Siamo finalmente davanti al tempio Maya delle grandi maschere.
Il tumulo centrale ha la forma di una piccola piramide ma i ritratti delle divinità sono enormi e minacciosi con il loro immutabile sguardo di pietra.
Li guardiamo rapiti, li catturiamo in mille foto, attratti da una calamita irresistibile.
L’atmosfera è quella di un tempo sospeso dove non c’è più limite fra ieri e oggi.
E mentre fissiamo le facce di pietra, dalla cima degli alberi arriva il grido lacerante delle scimmie urlatrici.
I maschi di questa specie emettono un suono gutturale che somiglia a un latrato minaccioso.
Le loro voci sono state catturate dai tecnici di Jurassic Park per dare voce ai dinosauri, per immaginare quei suoni della preistoria.
Chiudo gli occhi e scivolo a precipizio dentro il mistero eterno di quella foresta.

 

Di Giuseppe Tassi

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