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Giuseppe Tassi

2021 – 700 anni dalla morte di Dante. Il ricordo di “Bologna canta Dante” del 2007

Sarebbe stupendo se prima o poi si potesse replicare sotto le Due Torri la manifestazione “Bologna canta Dante” del 2007

2021 – 700 anni dalla morte di Dante. Il ricordo di “Bologna canta Dante” del 2007

 

 

Il 2021, per fortuna, è anche anno dantesco.
Si celebrano i 700 anni dalla morte del sommo poeta.
Sarebbe stupendo se prima o poi si potesse replicare sotto le Due Torri la manifestazione “Bologna canta Dante” del 2007.
Ecco come ando’.
“La bocca sollevo’ dal fiero pasto quel peccator, forbendola a’ capelli del capo ch’elli avea di retro guasto”.
La possente e tragica immagine del Conte Ugolino prende corpo nelle mie parole, davanti a un pubblico stupito e pronto all’applauso sincero.
Sono uno dei trecento cantori che l’ 8 giugno 2007 declamano i versi della Divina Commedia negli angoli più suggestivi del centro storico.
“Bologna canta Dante” è il nome di questa kermesse culturale che mi ha riconsegnato a uno dei grandi amori universitari, il padre della lingua italiana, il poeta che sapeva scolpire con le parole.
Ho superato un breve esame di dizione e dimesso in fretta la smania genuina di imitare i toni enfatici del grande Gassman.
Metto la mia gagliarda imitazione del Maestro nel sacchetto dei ricordi felici e mi affido a un teatrante esperto che mi richiama a una lettura partecipata ma non istrionica.
E così alle tre del pomeriggio, l’ora convenuta, mi tuffo nell’orda dei cantori danteschi che percorre la città.
Qualcuno in costume d’epoca, altri in borghese come me, ma col sacro fuoco del sommo poeta che arde dentro.
E così mi spingo sotto la Garisenda per omaggiare Dante, che paragona la torre pendente al gigante Anteo con la sua mole incombente ed inclinata.
Poi raggiungo via de’ Musei perché è davanti alla storica libreria Nanni che devo declamare il canto trentatré dell’inferno dedicato ai traditori, i più infami dei peccatori secondo Dante e per questo i più vicini al demonio nel fondo del suo regno.
Su un grande schermo, allestito in piazza Maggiore, la folla segue i cantori ripresi da telecamere in ogni parte della città.
Sciolgo il nodo dell’emozione e davanti a un piccolo pubblico pronuncio quelle parole che graffiano : “La bocca sollevo’ dal fiero pasto…”.
Ecco il cranio dell’arcivescovo Ruggieri che si materializza come una possente scultura del pensiero.
E poi la Torre maledetta, lo strazio di Ugolino, il sacrificio del figlio Gaddo. Fino a quel verso che condensa l’apice del dramna “
Più del dolor poté il digiuno”.
L’applauso generoso del pubblico è tutto per la forza evocatrice di Dante, per la sostanza di quelle parole eterne che scavalcano i secoli.
Applaudo anch’io prima di buttarmi nel vicolo più vicino.
Per amici e parenti stretti ho in serbo una sorpresa, una replica speciale: il conte Ugolino declamato alla maniera di Gassman.

Di Giuseppe Tassi

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