Un artista dallo spirito provocatorio colloca le sue opere nell’area delle montagne svizzere del cantone dei Grigioni in dialogo con la città di St.Moritz
Mental Escapology (Damien Hirst)
Damien Hirst (Bristol 1965) è certamente l’artista britannico vivente più famoso a livello internazionale.
E’stato capofina del gruppo conosciuto come YBA (Young British Artists), visual artist che cominciò ad esporre collettivamente a Londra nel 1988.
Hist si è tuttavia elevato sopra gli altri dominando la scena artistica britannica durante gli anni Novanta, portandola alla ribalta internazionale
Era diventato noto per una serie di opere contraddittorie e provocanti, come i corpi di animali imbalsamati e immersi in formaldeide, vetrine con pillole o strumenti chirurgici, “mandala” di farfalle multicolori, o il celebre teschio ricoperto di diamanti.
A St. Moritz l’artista propone Mental Escapology una grande mostra, con quaranta opere distribuite in più sedi, tra siti interni ed esterni.
A St Moritz le opere anche monumentali di Hirst si confrontano sia con il paesaggio della regione che con gli spazi civici della città, creando un dialogo tra natura e ambiente antropizzato, contemporaneo e storico.
La mostra comprende alcune sculture all’aperto di grandi dimensioni:
- The Monk (2014) una grande scultura alta oltre 3 metri e mezzo collocata con un elicottero al centro del lago ghiacciato di St. Moritz. Di quest’opera non si conosce ancora la sorte in quanto non si sa se sarà rimossa o se lasciata scomparire nella profondità del lago al disgelo.
- Two Figures with a Drum (2013) stata installata sul bordo sud-occidentale del lago.
- Temple (2008), una scultura in bronzo dipinto di sei metri e mezzo raffigurante un modello anatomico, esposta al Waldhaus Am See.
- Proteus (2012), scultura che raffigura il dio del mare della mitologia greca, collocatas fuori dalla chiesa protestante.
La mostra presenta anche opere di alcune delle serie più famose di Hirst, tra cui Natural History, Spot Paintings, Butterfly Color Paintings e Mental Escapology, da cui prende il nome la mostra