Sironi è stato l’artista che ha rappresentato la solitudine della città.I suoi paesaggi urbani sono vedute immobili e desolate ove l’uomo è come schiacciato.
MARIO SIRONI. Sintesi e grandiosità.
A sessant’anni dalla morte, il Museo del Novecento rende omaggio a Mario Sironi con una grande e approfondita retrospettiva curata da Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo.
Le 110 opere esposte ricostruiscono l’intero percorso artistico di Sironi:
- dalla giovanile stagione simbolista all’adesione al futurismo;
- dalla sua originale interpretazione della metafisica nel 1919 al momento classico del Novecento Italiano;
- dalla crisi espressionista del 1929-30 alla pittura monumentale degli anni Trenta;
- fino al secondo dopoguerra e all’Apocalisse dipinta poco prima della morte.
La parte centrale della mostra è rappresentata dal ciclo dei paesaggi urbani, il tema più famoso di Sironi, che acquista intensità dopo il suo arrivo a Milano nel 1919.
In queste opere Sironi esprime sia la drammaticità della città moderna, sia una volontà potente di “costruire,” in tutti i sensi.
Sono in mostra alcune delle più note opere di questo ciclo:”Sintesi di paesaggio urbano“, 1921; “La cattedrale“, 1921; “Paesaggio urbano col tram” 1925-28, del Museo del Novecento, esposto alla Biennale di Venezia del 1928; “la Periferia” del 1943.
Un gruppo nutrito di opere testimonia poi Sironi come interprete anche della figura umana ove non è irrilevante l’influenza della pittura classica e l’osservazione dell’opera di Piero della Francesca.
Opere come “Nudo” del 1923, prediletto da Margherita Sarfatti, la misteriosa “Donna con vaso” del 1924; il “Pescatore“, 1925; “La fata della montagna“, 1928; la “Niobide” del 1931.
Del periodo del dopoguerra significativo è “Lazzaro”, del 1946, dove, per la prima volta nella millenaria iconografia del soggetto, Sironi dipinge un Lazzaro che non risorge, simbolo del crollo di tutte le sue idee, a cominciare dal fascismo in cui aveva aderito e creduto.
Adesione che ha segnato poi la storia di Sironi per tutto il dopoguerra.
Dimenticato dalla critica ufficiale e dal mercato, solo negli ultimi anni di vita gli fu riconosciuto il ruolo che merita nella storia dell’arte del Novecento.
La mostra si pone l’obiettivo di restituire una inedita lettura dell’opera e della vicenda umana dell’artista, attraverso un progetto scientifico e di ricerca originale.