MAGNUM Photos. Colors, Places, Faces è un racconto composito e multiforme che riflette, attraverso un caleidoscopio di visioni, una combinazione unica di arte, giornalismo e narrazione.
MAGNUM Photos Colors/places/faces
Magnum Photos è l’ agenzia fotografica più prestigiosa del mondo fondata nel 1947 a due anni dalla conclusione del conflitto mondiale.
Allora era formata da quattro fotografi – Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger e David “Chim” Seymour – che erano stati molto segnati dal conflitto ed erano motivati entrambi da un senso di sollievo che il mondo era sopravvissuto in qualche modo e la curiosità di vedere cosa c’era ancora lì.
Magnum Photos si è subito caratterizzata per lo straordinario mix di reporter e artista dei suoi componenti, attorno ai quali è cresciuta tutta la successiva generazione di fotogiornalisti capaci di aggiungere a ciò che si vede un modo particolare con cui si vede la realtà spesso drammatica della guerra, della miseria, della fatica del lavoro.
Con Magnum è nata allora la necessità di raccontare una storia con lo spirito però di una partecipazione che ben evidenziava Robert Capa parlando ai colleghi fotografi: Non mantenere l’etichetta di fotografo surrealista. Diventa un fotoreporter. Altrimenti cadrai nel manierismo.
In questa mostra sono esposte opere di artisti attivi o scomparsi, tutti uniti però dal desiderio di esplorare la realtà e di renderne, in forma di immagine, suggestioni ed emozioni.
Lo spettro è ampio:
- la Cina di Christopher Anderson, indagata nei volti invece che nelle architetture;
- Dubai di Olivia Arthur, vista nello sguardo di un naufrago tornato dopo cinquant’anni in una città che da villaggio è divenuta megalopoli;
- il Marocco di Bruno Barbey, racconto lungo di un paese che si è sottratto alla modernità;
- New York di Werner Bischof, ritratta a colori attraverso scatti che ne immortalano il dinamismo;
- le architetture intese come spazi sociopolitici di René Burri;
- i litorali visti come luoghi di confine tra terra e acqua di Harry Gruyaert;
- la pungente dissezione del vivere inglese di Martin Parr;
- Tokyo e Venezia ritratte da Gueorgui Pinkhassov attraverso scatti rubati e angolazioni impreviste;
- l’Iran dipinto nella sua quotidianità da Newsha Tavakolian,
- fino all’America Latina e i Caraibi a tinte sature di Alex Webb.