La filosofia di Ontani sull’arte è assai complessa: essa è distrazione e divertimento, non dovere. L’arte per Ontani è un’uscita dalla quotidianità.
LUIGI ONTANI. Alam Jiwa & Vanitas
La GAM presenta un’esposizione di Luigi Ontani dal titolo Alam Jiwa & Vanitas
Luigi Ontani (1943) è un artista tra i più interessanti e conosciuti a livello nazionale ed internazionale.
Dal 1972 al 2003 è stato presente a ben 6 edizioni della Biennale di Venezia, inoltre dalla sua mostra alla galleria San Petronio di Bologna del 1967 ad oggi non si contano le sue mostre personali o partecipazione ad eventi collettivi nel mondo.
Sperimentatore e anticonformista, Ontani fonde ironia e narcisismo in un gioco incrociato tra sacro e profano, mito e favola, cultura orientale e occidentale.
Egli utilizza molte tecniche espressive assai eterogenee, che ne formano l’arte rivoluzionaria e all’avanguardia.
Ideatore delle opere, si affida ad esperti dei vari settori per le realizzazioni.
In tutte queste circostanze ricorre alla tecnica non come un fine in sé, ma in quanto occasione per sperimentare nuove possibilità e formulare nuove variazioni sui temi e i soggetti che più gli interessano: il proprio viaggio attraverso il mito, la maschera, il simbolo e la rappresentazione iconografica
Per la mostra di Torino l’artista ha trasformato lo spazio espositivo della Wunderkammer in una effettiva “Camera delle meraviglie” ripercorrendo la modalità composita e pervasiva tipica degli allestimenti cinquecenteschi di studioli, gabinetti e collezioni di curiosità.
Decine e decine di acquerelli, disposti a quadreria secondo una modalità tipica dell’artista, creano, insieme a sculture, maschere, fotografie e ceramiche, un piccolo cosmo intriso del suo immaginario, un ambiente-mondo che abbraccia la percezione del visitatore.
I numerosi acquerelli in esposizione sono opere alle quali Ontani, negli ultimi due anni, ha rimesso mano partendo da disegni dal vivo realizzati nell’arco di vent’anni nei suoi viaggi tra l’Oriente e il Messico.
Il corpus si compone di diverse serie. Una in particolare, da cui deriva il titolo della mostra, è stata realizzata a Bali ed è dedicata a una pianta tipica di quei luoghi, l’Alam Jiwa, nome traducibile in italiano con l’espressione: La natura dell’anima.