Le immagini evocate nelle opere di Baumgarten sono sia la registrazione della realtà circostante e dei colori che essa assume sia quella immaginata dall’artista con allusioni che hanno un sapore esotico e che rimandano ad un altrove incontrato nei suoi viaggi.
Lothar Baumgarten
La Galleria Franco Noero ospita dal 2 novembre 2021 la seconda mostra personale dell’artista tedesco Lothar Baumgarten (1944–2018).
Nato a Rheinsberg Baumgarten si è formato all’accademia di Düsseldorf, dove ha studiato per un anno con Joseph Beuys, condividendone la grande attenzione per la natura.
Baumgarten è noto infatti per le sue opere scultoree e installazioni che affrontano temi legati alla natura e derivano principalmente dai suoi viaggi tra i Nativi dell’America del Nord e del Sud.
Le sue investigazioni antropologiche e le sue riflessioni sulle problematiche storiche associate al colonialismo trovano espressione anche in film, libri e fotografie, nonché in opere site-specific in cui nomi di tribù, parole e colori simbolici si materializzano sotto forma di pitture murali.
La mostra alla galleria di Franco Noero è l’esito di un progetto ideato dall’artista già̀ prima della sua prematura scomparsa.
Allora egli decise una scelta di opere che coprono l’intero arco e le varie fasi della sua carriera in modo da rivelare la continuità̀ del suo pensiero rispetto alle istanze visive e concettuali che lo hanno interessato per tutta la vita.
I suggerimenti e le intuizioni del primo periodo del suo percorso artistico prendono corpo e si esplicitano mescolandosi alla sua esperienza personale, con il desiderio di confronto con una realtà̀ lontana da noi nel tempo e nello spazio.
Sono opere che si riferiscono al periodo in cui egli visse con la popolazione degli Yãnomãmi nella parte alta e più̀ remota dell’Orinoco, al confine tra Brasile e Venezuela, nella seconda metà degli anni ’70.
In mostra si incontrano sculture, opere fotografiche e dipinti murali in dialogo ideale tra loro.
I suoni registrati nella foresta insieme alle voci degli Yãnomãmi si fanno sorprendentemente vicini e risuonano all’interno della SAAB 900 che l’artista ha usato per un lungo periodo della sua vita, trasformata in un’opera sonora, intitolata ‘Caimán, Nariz Blanca’.