Alla riscoperta del linguaggio simbolico oggi perduto che si esprimeva attraverso animali fantastici, bestie feroci, mostri alati e sfingi.
Le Fiere della Vanità. L’arte dei Veneti antichi
Il Museo Nazionale Atestino è nato per acquisire, conservare, ordinare ed esporre al pubblico, per finalità di educazione e di studio, i reperti preromani e romani di Este e del suo territorio.
Il Museo inoltre promuove la conoscenza della civiltà e della storia dei Veneti antichi.
Nel presentarsi al pubblico il Museo vuole farsi riconoscere come il risultato di un processo virtuoso che, a partire dall’acquisizione e la tutela, si pone come obiettivo fondamentale quello della restituzione sociale del bene culturale.
Animali fantastici, bestie feroci, mostri alati e sfingi; le loro pose e la loro gestualità sono cariche di significato e parlano attraverso un linguaggio simbolico oggi perduto.
L’esposizione temporanea “Le Fiere della Vanità”, si pone l’obiettivo di far rivivere il significato di quel linguaggio perduto.
Viene proposta la più importante e famosa situla presente al museo, la Situla Benvenuti – tesoro e simbolo del Museo Nazionale Atestino, definita, per il grandioso racconto con cui è decorata, il “poema dei Veneti antichi”.
La situla è un vaso metallico, più raramente in terracotta, utilizzato da molte antiche civiltà mediterranee, soprattutto in ambito cerimoniale.
Le pareti della situla erano riccamente decorate.
L’Arte delle Situle, visibilmente bella e simbolo di vanità, invade anche oggetti personali e assolutamente identitari indossati dagli uomini.
Troviamo così coltelli dai foderi decorati con animali o con scene riprese da racconti, o indossati dalle donne, come i giganteschi cinturoni di bronzo.
Vere opere d’arte indossate ed esibite dai personaggi di spicco della città di Este del 400 a.C. e non soltanto.
Per la prima volta si riuniscono a Este, dove forse furono prodotte, le opere più antiche dell’Arte delle Situle provenienti da numerosi prestiti.
La mostra è a cura di Stefano Buson, Federica Gonzato, Diego Voltolini.