Le donne di Kabul, avvolte nei loro svolazzanti abiti tradizionali, sono guardate con l’occhio esteticamente sublime del fotografo Pino Settanni.
Le donne di Kabul. Nello sguardo del fotografo Pino Settanni
Nata nel 2015 la Fondazione Massimo e Sonia Cirulli ha come obiettivo la narrazione e la valorizzazione della cultura visiva italiana del XX Secolo.
Uno sguardo all’arte dalla nascita della modernità fino agli anni del boom economico, attraverso le testimonianze inconsuete offerte dai molteplici ambiti disciplinari di interesse della fondazione che spaziano dall’arte figurativa al disegno progettuale e di architettura, dalla grafica alla fotografia.
Dal 21 gennaio 2022 la Fondazione Cerulli ospita la mostra Le donne di Kabul. Nello sguardo del fotografo Pino Settanni.
Nato a Grottaglie in provincia di Taranto, nel 1949, PINO SETTANNI è stato definito un pittore con la macchina fotografica.
A Taranto frequenta, fin da giovane, gli artisti della città ed inizia a coltivare e sviluppare il suo amore e il suo talento per la fotografia e inizia ad effettuare una serie straordinaria di fotografie nelle regioni del Sud Italia.
Sempre sospeso tra la fotografia e la pittura realizza, nel corso degli anni Novanta, straordinarie manipolazioni pittoriche su stampe fotografiche.
Negli ultimi anni, affascinato dalle tecnologie digitali, elabora in modo assolutamente originale e creativo le sue immagini fotografiche manipolando le forme in un’autentica esaltazione della luce dei colori.
La mostra di Bologna è una selezione che è parte della campagna fotografica realizzata nel 2002 in Afghanistan per conto dell’Esercito Italiano.
Le fotografie sono state stampate direttamente da Settanni nel suo studio dopo una rielaborazione digitale.
In queste foto i pixel, usati come sciabolate di colore, dilatano le figure femminili nello spazio fino a farne perdere i confini e diventare un tutt’uno con lo sfondo.
Settanni supera così la realtà che si presenta all’occhio e giustappone la rielaborazione grafica digitale.
Nelle 15 immagini in mostra le figure femminili si scompongono e si ricompongono in forme nuove, ed esigono, come osserva lo stesso autore, “che l’immagine sia guardata con attenzione”.