Una mostra a Roma ripropone l’importanza della ricerca artistica di Klimt e degli artisti della Secessione viennese per la storia dell’arte del XX secolo.
Klimt. La Secessione e l’Italia
Situato nel cuore rinascimentale di Roma, tra Piazza Navona e Corso Vittorio Emanuele II, palazzo Braschi è stato realizzato tra fine Settecento e i primi anni dell’Ottocento per incarico di papa Pio VI.
Dal 1952 è una delle sedi del Museo di Roma e dal 2017, al primo piano ospita mostre temporanee.
Dal 27 ottobre il Museo dedica le sue sale a Gustav Klimt (Vienna 1862-1918), una delle figure più importanti dell’Arte internazionale d’inizio secolo XX.
Gustav Klimt è stato, infatti, il fondatore e uno dei più grandi esponenti della Secessione Viennese (Wiener Secession), un’associazione di diciannove persone, tra cui architetti e artisti di vario genere, che intrapresero dal 1907 una strada automa, libera dal pensiero accademico viennese.
Il movimento aspirava a rielaborare un’opera d’arte totale che andasse ad unire architettura, scultura, pittura e design: una nuova espressione artistica in grado di affrancarsi dalla tradizione.
Tra i più alti esponenti, oltre a Klimt vi furono Egon Schiele, Josef Hoffmann, Otto Wagner e Joseph Maria Olbrich.
La mostra ripercorre le tappe dell’intera parabola artistica di Gustav Klimt e indaga sul suo rapporto con l’Italia, narrando dei suoi viaggi e dei suoi successi espositivi.
In mostra si trovano anche cartoline autografe che documentano in mostra i viaggi in Italia di Klimt, che visitò Trieste, Venezia, Firenze, Pisa, Ravenna – dove si appassionò ai mosaici bizantini – Roma e il lago di Garda, cui si ispirarono alcuni suoi paesaggi.
Klimt e gli artisti della sua cerchia sono rappresentati da oltre 200 opere tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture, prestati eccezionalmente dal Belvedere Museum di Vienna e dalla Klimt Foundation, tra i più importanti musei al mondo a custodire l’eredità artistica klimtiana, e da collezioni pubbliche e private come la Neue Galerie Graz.
La mostra propone al pubblico opere iconiche di Klimt come la famosissima Giuditta I, Signora in bianco, Amiche I (Le Sorelle) (1907) e Amalie Zuckerkandl (1917-18).