Kengiro Azuma, allievo e assistente di Marino Marini, porta nelle sue sculture la ricerca dell’invisibile e dello spirito che gli deriva dalla filosofia zen del MU e del YU.
Kengiro Azuma. Continuità, lo scorrere della vita
Inaugurata nel 1989 nel seicentesco Palazzo Volpi, la Pinacoteca Civica di Como conserva le opere pittoriche e scultoree patrimonio della città.
La collezione, che dal medioevo arriva sino al contemporaneo, si è costituita attraverso lasciti, donazioni, acquisti.
Qualificata è inoltre l’attività espositiva temporanea che spazia in tutti i settori dell’espressione artistica.
Dal 5 maggio è visitabile la mostra Kengiro Azuma. Continuità, lo scorrere della vita, curata e allestita da Anri Ambrogio Azuma e da Federica Minesso.
Nato nel 1926 a Yamagata, nel 1956, dopo la formazione presso la Tokyo University of the Arts, arriva a Milano con una borsa di studio e all’Accademia di Brera è allievo di Marino Marini.
Marino Marini, di cui Azuma diventa assistente, indirizza il giovane giapponese a sviluppare la sua ricerca plastica tornando alle sue origini, al suo essere giapponese.
L’ormai milanese Kengiro Azuma segue i suggerimenti del maestro e per sessant’anni, fino alla morte nel 2016, indirizza il suo lavoro ad indagare i concetti zen del MU e dello YU, riflettere sul significato della vita e a rendere visibili attraverso la sua scultura il senso e l’invisibile, l’anima e lo spirito.
Nelle sue opere la dicotomia presente nella filosofia Zen del MU e del YU, che sono gli opposti, il vuoto e il pieno, il corpo e lo spirito, la materia e l’anima, assume forme e contrasti complementari e asimmetrici in cui le superfici e le linee strutturano un’armonia di incastri.
Le sue sculture sono alla ricerca dell’invisibile e dello spirito, frutto di un lavoro minuzioso, quotidiano e instancabile che prende avvio dal disegno per dare forma concreta all’invisibile, alle emozioni e ai sentimenti che sono il fulcro della sua opera.
Azuma ha scelto come suo mezzo d’espressione principale il bronzo perché la sua famiglia, da generazioni, era una famiglia di fonditori di bronzo e perché, motivo non secondario, il bronzo dona eternità alle opere.
La mostra di Como vuol ripercorrere i 90 anni di vita di Azuma, dai primi anni giovanili in Giappone alla sua affermazione a Milano, attraverso la sua evoluzione artistica durata sessant’anni.