La moglie di Arp donò nel 1966 a Firenze per il costituendo Museo del Novecento un’opera di cui si erano perse le tracce. Ora riscoperta è al centro di una mostra.
JEAN ARP. LARME DE GALAXIE
FIRENZE – Museo Novecento JEAN ARP. LARME DE GALAXIE Piazza Santa Maria Novella, 10
Dal 11/11/2022 al 15/02/2023
Il Museo Novecento di Firenze, inaugurato nel 2014, è dedicato all’arte italiana del XX e XXI secolo e propone oltre ad una collezione permanente, mostre e cicli espositivi, installazioni e progetti speciali; la sede espositiva è l’antico spedale delle leopoldine di piazza Santa Maria Novella.
Dall’11 novembre 2022 al secondo piano del Museo è possibile vedere la mostra JEAN ARP. LARME DE GALAXIE.
Jean Arp (1886 -1966) pittore, scultore e poeta, una delle figure più influenti del Novecento, nel 1916 è stato tra i fondatori del movimento sperimentale e iconoclasta Dada.
La mostra nasce da un rapporto virtuoso tra il Museo Novecento e il mondo accademico che ha dato vita a un’importante riscoperta: Larme de galaxie (1962), piccolo capolavoro donato dall’artista alsaziano alla città di Firenze all’indomani della drammatica alluvione del 1966, torna alla luce dopo circa tre anni di studio e ricerche condotti da Emanuele Greco, curatore della mostra
Protagonista assoluta della mostra è quindi Larme de galaxie, scultura in duralluminio realizzata da Arp nel 1962, che, a distanza di quasi sessant’anni dalla sua unica apparizione presso la Galleria Schwarz di Milano (1965), torna finalmente visibile in un’esposizione pubblica.
La scultura è posta in un dialogo serrato con il dipinto Forma in elevazione del 1963 di Leone Minassian (1905-1978) e idealmente si ricollega al grande marmo Il pastore dell’essere del 1963 di Alberto Viani (1906-1989), attualmente collocato nel cortile della Biblioteca delle Oblate di Firenze.
La presenza in mostra di Minassian e di Viani trova giustificazione oltre che nell’ammirazione che questi artisti avevano per l’opera di Arp, anche per il fatto che fu proprio Minassian, appoggiato da Viani, a convincere la moglie dell’artista, da poco scomparso, a donare un’opera del marito alla città di Firenze per l’allora costituendo Museo Internazionale d’Arte Contemporanea (MIAC).
La mostra consente quindi non solo di ammirare un’opera del patrimonio fiorentino di cui si erano perse le tracce, ma anche di scrivere una nuova pagina di storia, imperniata sui legami e le affinità tra diversi protagonisti dell’arte italiana e internazionale del Novecento.