Kounellis è stato uno dei maestri dell’Arte Povera che per cinquant’anni ha presentato nel mondo.
Jannis Kounellis Sette opere
MILANO- Christian Stein gallery Corso Monforte, 23
Dal 12/10/2022 al 21/01/2023
La galleria di Christian Stein apre a Torino, dove ospita i protagonisti dell’Arte Povera, il principale movimento artistico italiano del secondo Novecento, teorizzato dal critico Germano Celant alla fine degli anni Sessanta.
Dal 1985 la galleria si sposta nel centro di Milano, in corso Monforte e, nel 2014 inaugura una nuova sede alle porte della città, a Pero, una sorta di spazio museale da 1.000 mq, che ospita due grandi retrospettive all’anno.
Il 6 ottobre nella sede principale di corso Monforte si è inaugurata la mostra personale Jannis Kounellis Sette opere a cura di Sergio Risaliti.
Jannis Kounellis (Il Pireo, 1936 – Roma, 2017), greco di nascita ma italiano di adozione è stato una delle figure più rappresentative dell’Arte Povera italiana.
Tra la Galleria Christian Stein e Jannis Kounellis esisteva un rapporto solido e di antica data, risalente al 1967 quando l’artista prese parte alla collettiva Confronti nella sede di Torino in Piazza San Carlo, dove poi allestì̀ la sua prima personale nel 1974 poi nel 1979.
Poi è stato protagonista di una serie di mostre altrettanto indimenticabili nelle nuove sedi della Galleria Stein a Milano, fino all’ultima retrospettiva nel 2015 a Pero.
Pertanto, la nuova mostra proposta dalla Galleria Stein è salutata come un grande ritorno, anche sentimentale.
In questa nuova mostra ritorna l’arte di Kounellis, con inalterata tutta la sua energia e la potenza comunicativa.
Kounellis ha sempre affrontato di petto esperienze come la sofferenza, l’esodo, la morte e di questo carico esistenziale si nutrono le sue forme, così sempre essenziali e drammatiche, sia nella loro dimensione lirica ed elegiaca, sia nella loro imponenza sinfonica.
Kounellis ha prodotto un viaggio epico, un nomadismo poetico e artistico alla ricerca di quella centralità̀ che l’arte prima classica e poi rinascimentale aveva saputo individuare e raggiungere prima dell’era moderna.
Lui, greco di origine, aveva ritrovato la misura del mondo classico nell’umanesimo di Masaccio, il senso della tragedia greca nel sacco lacerato di Burri.
Tutta la sua opera è un continuo andirivieni fra memoria e realtà̀ con silenzi prolungati ed esaltazioni poetiche angosciose; nella sua opera si incontrano elementi scelti con cura allo scopo di scavare nella memoria, esaltare la misura umana, ravvivare il mito e rivalutare archetipi e momenti della cultura europea, come scrive di lui Katerina Koskina.
Con Kounellis ritroviamo alle pareti e in sala le lastre di metallo, il carbone, la traccia di fumo sulla parete, le tavole di legno usate, la tela di juta, la campana, il cappotto di povera stoffa, ed elementi meno consueti nella sua produzione come il crogiolo e la cera.
E ogni elemento di reale materia racconta qualcosa, e Kounellis ha avuto molto da raccontare in almeno sessant’anni di attività.
