IEROFANIE

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- DATA INIZIO: 25/09/2021

- DATA FINE: 28/11/2021

- LUOGO: CAPRAROLA (VITERBO) – Palazzo Farnese

- INDIRIZZO: Piazza Farnese, 1 Caprarola (VT)

- TEL: +39 0761 646052

Le sculture moderne di Monari dialogano con la classicità delle sale di Palazzo Farnese.

IEROFANIE

 

 

Il Palazzo Farnese di Caprarola è riconosciuto come uno dei monumenti tardo rinascimentali più importanti ed intriganti d’Europa.

L’opera fu iniziata da Antonio da Sangallo il Giovane ma terminata da Jacopo Barozzi, detto il Vignola.

La spettacolare superficie pittorica del Palazzo, tra affreschi, grottesche e stucchi, venne realizzata tra il 1561 ed il 1575 da grandi artisti del ‘500, Taddeo e Federico Zuccari, il Bertoja, Antonio Tempesta, Raffaellino da Reggio, Giovanni De Vecchi.

Di proprietà dello stato Palazzo Farnese è dal luglio 2015 in consegna alla Direzione Regionale Musei Lazio.

Il Palazzo ospita spesso mostre, anche di arte contemporanea e, fino al 28 novembre, la mostra Ierofanie di Sergio Monari.

Nato a Bologna nel 1950 Sergio Monari è scultore e pittore che si presenta, con le sue opere, al pubblico dalla fine degli anni Settanta.

La mostra, inaugurata il 25 settembre in concomitanza con le Giornate Europee del Patrimonio, è un’ulteriore occasione per scoprire questa splendida dimora nobiliare, dove mitologia greca e culto dei Cesari si fondono con i fasti dei Farnese.

L’accostamento di Monari alle sale del Palazzo riesce a rafforzare e attualizzare il dialogo con il classico, radice fondante della nostra società, e che si specchia negli affreschi rinascimentali della reggia dimora.

L’artista rappresenta la poesia, l’amore, la gloria, la guerra, il destino, il tempo, la vanità, la morte; come un romanzo antico, eppure sempre nuovo.

L’allestimento si dispiega, opera dopo opera, su capitoli modellati in forma di umane sembianze, pulsioni, aspirazioni, dubbi e timori, riverberando l’eco di un attualissimo passato.

Il risultato è una “commedia umana” sotto forma di statue e dipinti, gremita di personaggi eternati nella tridimensionalità del bronzo e nella bidimensionalità dell’affresco, un dialogo estetico e di materia che fa da sfondo allo scorrere parallelo di vicende storiche e quotidiane.

Per la direttrice di Palazzo Farnese Marina Cogotti “le sculture di Monari hanno qualcosa di familiare con gli spazi ospitanti, non solo per il linguaggio personalissimo dell’artista o per i significati decodificati così efficacemente dai titoli o per le scelte formali e materiche che ne sostanziano la poetica, quanto piuttosto per il codice genetico che pare affiorare da queste sculture senza tempo, intrise di classicità e dai soggetti evocativi, per le quali la componente testuale più che spiegare, sembra dispiegare spazi ‘oltre’ la pura consistenza formale e materiale dell’opera”.

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