Una mostra che rende omaggio all’opera di Giuseppe Capogrossi, a cinquant’anni dalla morte.
Giuseppe Capogrossi. Dietro le quinte
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea/GNAM di Roma, con le sue 20.000 opere tra dipinti, disegni, sculture e installazioni, offre un’ampia visuale sull’arte dall’Ottocento fino ai giorni nostri.
Alla Galleria nazionale è presente anche una collezione Capogrossi composta da trentotto opere, dipinti, opere su carta e arazzi, appartenenti sia alla prima fase figurativa, sia al periodo non figurativo di cui la Galleria possiede nel suo patrimonio trentuno opere.
Dal 20 settembre in occasione della ricorrenza dei cinquant’anni dalla morte la Galleria rende omaggio a Giuseppe Capogrossi (Roma 1900 – 1972), con la mostra Giuseppe Capogrossi. Dietro le quinte.
Giuseppe Capogrossi, dopo il secondo conflitto mondiale, è stato tra i primi artisti italiani ad attuare una profonda trasformazione del linguaggio artistico, con l’abbandono del figurativo e l’invenzione di un “segno” astratto personalissimo, che lo contraddistingue e ne ha consacrato l’affermazione internazionale.
I suoi segni a pettine che qualcuno chiamava ironicamente forchettoni hanno rivoluzionato il senso dello spazio diventando il segno distintivo internazionale dell’artista romano.
La galleria Nazionale ha dedicato in passato particolare attenzione all’opera di Capogrossi promuovendo una giornata di studio per presentare i risultati di un progetto di ricerca promosso da GAM con l’Università degli Studi di Urbino, sulla conservazione, restauro e analisi delle tecniche e dei materiali costitutivi di tre dipinti del periodo astratto di Giuseppe Capogrossi, la Superficie 207 del 1957, la Superficie 538 del 1961 e la Superficie 553 del 1965, appartenenti all’importante corpus di opere dell’artista conservato presso il museo.