L’artista israeliano Gideon Rubin presenta personaggi privi di lineamenti che creano nell’ambiente un’atmosfera di mistero ed oblio
GIDEON RUBIN
Un appartamento elegante in centro, con parquet, computer bianchi, poltrone di design; atmosfera leziosa, portafoglio di artisti noti, ma anche giovani.
Questa è la Galleria di Monica de Cardenas a Milano.
In questo ambiente viene presentata la prima mostra personale dell’artista israeliano Gideon Rubin in Italia
.L’artista, nato a Tel Aviv nel 1973 , vive e lavora oggi a Londra.
La sua formazione artistica si è completata tra la School of Visual Art di New York (1996-1999) e la Slade School of Fine Art dell’University College di Londra.
Una caratteristica che accomuna i dipinti di Gideon Rubin è l’assenza o l’occultamento dei lineamenti del volto.
A volte il taglio dell’inquadratura che che non mostra il viso, più spesso la figura si presenta frontalmente allo sguardo di chi osserva il dipinto ma è completamente priva di lineamenti.
Una scelta stilistica che per Rubin nasce da un fatto drammatico: lui era presente nell’ottava strada a New York a due passi dalle Torri Gemelle l’11 settembre 2001.
Ha vissuto il disastro in diretta, ha visto i volti stravolti, coperti dalla polvere di chi fuggiva.
Da allora l’artista un tempo accurato realista ha cominciato ad astrarre le figure: ci sono, nelle pose più comuni e naturali, sembrano quasi immagini presenti nelle riviste,ma dietro ad ogni immagine si cela un mistero, l’ovale del viso vuota diventa uno spazio drammatico che collega emotivamente il soggetto dipinto e lo spettatore.
Sembra quasi che quelle figure enigmatiche, presenti e assenti al tempo stesso, osservino lo spettatore provocandolo a cercare il senso, quasi completare col la propria fantasia e darle valore.
I dipinti di Rubin sono come poesie “asemiche”, fatte di calligrafie apparenti, scritture impossibili , alfabeti d’invenzione dove il completamento del significato è totalmente affidato al lettore.