FOCUS CULTURA

"Occorrono uomini creativi" (Gianni Rodari)

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Angelo Tabaro

Il MACRO di Roma Museo per l’immaginazione preventiva

Il museo diventa uno spazio performativo in cui coesistono situazioni, mostre, progetti con dimensioni spaziali e temporali diverse

Museo per l’Immaginazione Preventiva

Il MACRO di Roma Museo per l’immaginazione preventiva

Nel 1973 tre artisti, Carlo Maurizio Benveduti, Tullio Catalano e Franco Falasca, fondarono a Roma un’entità artistica dal nome altisonante: UFFICIO PER L’IMMAGINAZIONE PREVENTIVA, con l’obiettivo di produrre un’arte capace di rivoluzionare la società.

Si trattava di un progetto che nasceva dall’incontro di ambiti disciplinari diversi:

  • la letteratura con Franco Falasca che si interessava di filosofia e scrittura creativa,
  • la pittura con Carlo Maurizio Benveduti
  • la critica con Tullio Catalano che si interessava all’arte in ogni sua forma, atteggiamento che egli sintetizzò negli anni seguenti in “Arte come arte come critica”.

Questo Ufficio era suddiviso in sezioni così articolate:

  • Tullio Catalano (sezione per lo sviluppo e la futura saturazione dell’immaginazione analitica).
  • Franco Falasca (sezione per i rapporti tra l’immaginazione liberatoria e l’immaginazione repressiva con riferimento alle emozioni).
  • Carlo Maurizio Benveduti (sezione per i rapporti tra l’immaginazione liberatoria e l’immaginazione repressiva con riferimento ai significati).

Come Ufficio per l’immaginazione preventiva fino all’inizio degli anni Ottanta questi tre artisti hanno realizzato una serie di mostre (compresa la partecipazione alla Biennale di Venezia 1976) nelle quali la progettazione individuale e quella collettiva si incrociavano ed entrambe implicavano una nozione di comunismo e riflessioni non individualistiche che hanno attraversate illese questi anni.

Questa collaborazione a tre è durata fino al 1980, anno in cui ognuno degli artisti ha seguito una propria strada.

Ora questa denominazione appare nel programma del nuovo direttore artistico del Museo d’Arte Contemporanea di Roma/ MACRO, Luca Lo Pinto, che ha denominato Museo per l’Immaginazione Preventiva, il progetto espositivo concepito per svilupparsi in modo organico.

Lo Pinto si è infatti ispirato allo spirito dell’Ufficio per l’immaginazione preventiva, per elaborare una specie di manifesto che secondo lui dovrebbe evidenziare l’attitudine e l’identità che caratterizzano un museo capace di rispondere alle sfide di un presente in continua evoluzione.

È innegabile, infatti, che oggi il concetto di museo e la sua identità sono messi in continua discussione dai mutamenti sociali ed economici nonché dai linguaggi dell’arte stessa.

Si discute sulla necessità dei Musei di svincolarsi da modelli che risultano anacronistici rispetto alle complessità e porosità del linguaggio artistico contemporaneo.

Questo dibattito in corso è stato per Roma uno stimolo a sperimentare modelli alternativi nei quali l’immaginazione possa essere il motore principale.

Nella pratica il progetto Museo per l’Immaginazione Preventiva trasforma il museo in uno spazio performativo: un grande palcoscenico in cui coesistono situazioni, mostre, progetti con dimensioni spaziali e temporali diverse mirando a coinvolgere il pubblico con una programmazione che sia insieme accessibile ma non d’intrattenimento, comprensibile ma non didascalica.

L’idea è di mettere a punto una struttura museale elastica e interdisciplinare che mette al centro gli artisti e il loro pensiero.

Un museo quale studio di produzioni di immaginari contrapposto a un mero e statico spazio espositivo, un luogo dove individuale e collettivo si incontrano, dove il visitatore è chiamato ad essere molto più che semplice spettatore, ma attore chiamato a navigare in modo fluido dentro le mostre e a cercare i nessi tra i diversi elementi presenti in mostre concepite in modo nuovo.

Museo per l’Immaginazione Preventiva è, infatti, un progetto espositivo che si articola in tre anni e destinato a evolversi in modo organico su più livelli.

In tal senso il MACRO non è uno spazio destinato a presentare una serie di esposizioni di una determinata durata ma un unico progetto espositivo triennale da delinearsi come un puzzle che si compone man mano.

Di conseguenza, il museo, invece di ospitare mostre, si fa mostra intesa come forma e luogo di produzione.

Da contenitore si fa contenuto puntando a ridurre la distanza tra museo-attore e pubblico-spettatore.

Una bella sfida che merita di essere seguita.

 

 

 

Focus cultura è la nuova sezione di Pikasus ArteNews che invita alla riflessione sul valore dell’arte, in tutte le forme espressive del pensiero e della creatività umana. Focus indaga il ruolo e il contributo fondamentale dell’arte per uno sviluppo equilibrato, sostenibile e “umano” della società. Le materie saranno le più varie, dalla presentazione di riviste specializzate anche di nicchia, alla recensione di libri, ad ogni altra iniziativa che nasca da donne e uomini creativi ispirati e capaci di formulare ipotesi coraggiose per il bene comune

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