Farid Belkahia è considerato uno dei fondatori della modernità artistica marocchina e, più in generale, araba.
Farid Belkahia
Inaugurato nel 1977 il Centro Pompidou, voluto dall’omonimo presidente francese e realizzato su rivoluzionario progetto dello studio italiano di Architettura Piano e Rogers, è diventato presto il più importante centro per l’arte contemporanea della Francia e uno dei più prestigiosi a livello internazionale
Nella sua politica di collaborazioni internazionali il Centro offre dal 19 maggio nella Galleria della Grafica una mostra dedicata a Farid Belkahia (1934-2014, Marrakech).
Farid Belkahia è oggi considerato uno dei fondatori della modernità artistica marocchina e, più in generale, araba.
La mostra, prodotta in collaborazione con il Mathaf: Arab Museum of Modern Art, Doha e con la collaborazione della Fondazione Farid Belkahia, Marrakech, ruota attorno a due periodi costitutivi del suo lavoro.
Il primo periodo, ”occidentale” espressionista con permanenze a Parigi e Praga dal 1959 al suo ritorno a Casablanca nel 1962 con una sala appositamente dedicata ai suoi ottoni.
Fu a Praga che videro la luce i primi capolavori.
La seconda parte della mostra inizia nel 1962, quando Farid Belkahia torna in Marocco e assume la direzione della Scuola di Belle Arti di Casablanca.
Con l’aiuto di alcune personalità, trasformerà radicalmente l’insegnamento sforzandosi di ricollegare la modernità artistica con le tradizioni vernacolari e i mestieri ancestrali che lo sguardo coloniale aveva riposto nello scaffale di insignificanti pratiche folcloristiche.
Fu in questo periodo che nacque un movimento, la Scuola di Casablanca, di cui Farid Belkahia è uno dei protagonisti, oggi considerata una delle manifestazioni cardinali della modernità postcoloniale nell’arte.
Fu allora che diede al suo lavoro una svolta decisiva: l’adozione del rame, scelta che conferma la sua rottura con la pittura occidentale
Il percorso si conclude con una raccolta di opere realizzate in pelle di capra che uniscono avanguardia e cultura tradizionale.
La mostra dà un posto importante anche alle opere su carta, questa pratica quotidiana attraverso la quale l’opera si proietta verso le sue possibilità e si arrende alla pura felicità della creazione.
Il Centre Pompidou continua così la sua collaborazione nel lavoro di scrittura in corso della storia delle modernità non occidentali.