Tre artisti affrontano, con tecniche e impostazioni diverse il rapporto tra il pragmatismo razionale del fare, la tecnologia e la precarietà istintiva e spesso caotica della condizione umana.
FABER
Il titolo della mostra aperta l’11 dicembre alla galleria Maab di Padova è ispirato al libro Homo Faber, romanzo di Max Frisch del 1957.
Il protagonista del libro Faber emblema di ogni capacità pragmatica e razionale, della logica del fare e della civiltà tecnologica, è però del tutto impermeabile a tutto ciò che di istintivo, precario e caotico fa parte della condizione umana.
Anche gli artisti in mostra condividono un’attitudine al fare, al prender direttamente parte ai processi, anche tecnologici e non solo manuali, della produzione dell’opera.
Sono Benjamin Cohen (Regno Unito, 1986), Will Cruickshank (Regno Unito, 1974) e Claire Lindner (Francia, 1982).
Loro, a differenza di Faber, sanno bene che le certezze della tecnologia e della ragione non sono mai tali così come sembrano.
Il loro operare (attraverso il calco e la matrice per Cohen, la tessitura e il telaio per Cruickshank, la ceramica e la pittura per Lindner lascia intravedere uno scenario ben più vasto del semplice fare, che ha a che fare con la realtà e la finzione (Cohen), con la sperimentazione e la conoscenza (Cruickshank), con la metamorfosi e la natura (Lindner).
Essi trovano quindi una via d’uscita mostrando come pittura, scultura e installazione possano convivere facendo apparire quella soglia enigmatica tra l’essere umano e il suo fare, tra gli oggetti dell’uomo e il senso che essi assumono nel mondo che nel protagonista di Homo faber sembra mancare.