Ettore Sordini è stato un artista sempre aperto all’innovazione, partecipando alla stesura di manifesti sull’arte in più occasioni
Lo JUS Museum di Napoli ospita la mostra Ettore Sordini, esposizione aperta al pubblico dal 5 dicembre al 25 gennaio 2025
Lo JUS Museum è uno spazio espositivo ed una galleria d’arte, attenta al collezionismo più esigente, con una selezionata offerta di opere d’arte moderna e contemporanea.
IL 5 dicembre 2024 Jus Museum inaugura la terza mostra della rassegna invernale della Galleria, dopo quelle dedicate a Francesco Impellizzeri di settembre-ottobre e quella della fotografa Francesca Woodman a novembre.
E’ la mostra dedicata a Ettore Sordini che rimarrà aperta fino al 25 gennaio 2025.
Ettore Sordini (1934 – 2012) era nato a Milano dove si è formato all’Accademia di Belle Arti di Brera.
L’ambiente milanese segna in maniera indelebile la sua formazione, conosce Roberto Crippa, Cesare Peverelli, Lucio Fontana e ne diviene amico, collaboratore e discepolo.
Artista precoce, esordisce in una Milano scossa da fremiti di grande vitalità creativa: dopo l’esperienza futurista, era nato un coacervo di artisti le cui idee originali risentivano favorevolmente dell’insegnamento e del fascino di Lucio Fontana, tornato nel 1947 dall’Argentina.
In questo periodo Sordini sviluppa una pittura parasurreale vicina a quella coeva di Piero Manzoni, del quale è profondo conoscitore e sicuro esperto grazie anche agli anni di amicizia vissuti con Manzoni a Milano.
Sempre con Manzoni e con Giuseppe Zecca e Camillo Corvi Mora nel dicembre del 1956 stila il manifesto “Per la scoperta di una zona di immagini”, che auspica il raggiungimento di una pittura che attui la totale coincidenza fra mitologia personale e mitologia universale.
Seguono poi : “L’arte non è vera creazione” e “Oggi il concetto di quadro” (con Piero Manzoni e Angelo Verga); “Per una pittura organica” (firmato anche da Guido Biasi e Mario Colucci); il “Manifesto dell’arte interplanetaria” (con Enrico Baj, Lucio Del Pezzo, Farfa ed altri), che risente tanto dello spazialismo di Fontana quanto dell’utopia positivistica.
La pittura di Sordini decanta progressivamente il valore materico e si rarefà sempre di più in un segno esile e scarno, primario ma sinuoso; è per una cromia tenue e delicata, quasi impalpabile.
Già nelle prime opere traspare, infatti, una sensibilità matura attraverso un grafismo del tutto originale e personalissimo.
Sono immagini segniche intimamente complesse che trovano respiro nel campo incontaminato, libero della superficie.
Sordini si avvale di una tecnica tutta grafica per costituire sulla tela, campita di un solo tono, tracce rade e sottili di colore.
Nel 1962 partecipa alla formazione del Gruppo Il Cenobio: tentativo estremo di opporsi sia alle tendenze nichilistiche e ipercritiche nei confronti della pittura e sia all’incipiente invasione della cultura artistica americana che con il successo della Pop Art segna la fine del microclima milanese legato alle avanguardie europee.
Nel 1966 partecipa alla Biennale di Venezia dove espone una serie di opere di preminente carattere grafico e monocromo. Per Sordini la geometria diviene sempre più perno di un’emozionalità tanto intensa quanto trattenuta, fino a farsi realmente tridimensionale gioco di spazi.