Attraverso la visione delle ricostruzioni di ambienti naturali negli Zoo, la fotografa Emilie Vialet riflette sull’uso della natura per nascondere le cicatrici dello sfruttamento del territorio
Clervaux- Cité de l’image in Lussemburgo ospita la mostra fotografica EMILIE VIALET. The ethernal, fino al 7 settembre 2025
Clervaux – città dell’immagine ha come mission l’organizzazione di mostre incentrate sul mezzo fotografico.
Sono mostre che hanno carattere temporaneo, le quali assumono la forma OUTDOOR di installazioni all’aperto nello spazio pubblico oppure INDOOR in forma tradizionale su spazio coperto.
Molte sono le mostre distribuite in alcuni spazi della città per la stagione 2024/2025 che è intitolata Novum Aspectum e, tra queste, ha aperto al pubblico l’8 ottobre 2024 la mostra The ethernal, dell’artista Emilie Vialet.
Emilie Vialet è nata nel 1980 e vive e lavora a Ranrupt, Francia.
L’obiettivo principale della sua ricerca è concentrarsi su questi luoghi in cui la natura viene utilizzata per coprire le cicatrici causate dallo sfruttamento del territorio.
In The Ehternal l’artista rivolge la sua attenzione alla natura e conformazione degli zoo.
La storia degli zoo in Europa è iniziata con lo sviluppo di costruzioni in cemento che riproducono fedelmente la natura attorno alle gabbie, in particolare a partire dal 1907 ad Amburgo da Carl Hagenbeck.
Con l’introduzione di nuovi materiali come la rete di ferro e il cemento spruzzato, le griglie delle gabbie furono gradualmente sostituite da decorazioni in cemento a forma di rocce per dare un’impressione di libertà. Queste costruzioni, ispirate a montagne famose come le Dolomiti e il Cervino, nutrono la fantasia della natura selvaggia e uniscono le piante alla funzionalità.
Lo studio di questi paesaggi artificiali solleva interrogativi sul nostro rapporto con la natura.
Documenti storici e fotografie contemporanee mostrano come il “naturale” viene ricreato in ambienti artificiali per riflettere il nostro complesso rapporto con la natura selvaggia.
Lo zoo, come i parchi o i giardini, rappresenta un recinto in cui è racchiusa una nozione statica di eternità: una natura permanente, senza storia e senza tempo.
Gli animali vengono sostituiti dopo la loro morte e la natura perfetta e imperitura rimane.