La mostra Pendio piovoso frusta la lingua offre uno sguardo sul modo in cui Perrone osserva il mondo.
DIEGO PERRONE Pendio piovoso frusta la lingua
ROMA – Museo MACRO Via Nizza, 138 e Via Reggio Emilia, 54
Dal 29/09/2022 al 19/03/2023
Il MACRO/ Museo d’Arte Contemporanea di Roma nasce dalla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea nel 2002 nei locali ristrutturati del dismesso complesso produttivo della Società Birra Peroni nel quartiere romano Salario-Nomentano.
La vitalità del Museo è assicurata da una frequente proposta di mostre temporanee, sempre di grande interesse e attualità.
Dal 19 settembre il Museo presenta una mostra personale dell’artista piemontese Diego Perrone.
Nato ad Asti nel 1970 Perrone è un artista multimediale che vive e lavora tra Milano e Asti.
Il suo lavoro con la fotografia, il video e la scultura è caratterizzato da una sperimentazione tecnica e materica e attinge, ampliandola, dalla storia dei movimenti artistici italiani del Novecento, giocando con i simboli della cultura popolare italiana.
La mostra DIEGO PERRONE. Pendio piovoso frusta la lingua è un paesaggio organico, e a tratti vertiginoso, che unisce opere degli ultimi vent’anni di produzione dell’artista italiano con cinque nuovi lavori: due opere/display, una distorsione dello spazio, un video e una serie fotografica.
Formalmente sfuggente e a volte ipnotico, il lavoro dell’artista amplifica ed esaspera immagini e gesti per esplorare gli estremi di un istante o della natura dei materiali che sceglie di utilizzare. Emerge così il suo tentativo di creare immagini dalle assenze, lavorando con gli archetipi e con la materia dei sogni.
Il titolo della mostra, Pendio piovoso frusta la lingua, offre uno sguardo sul modo in cui Perrone osserva il mondo e le opere esposte sono accompagnate da descrizioni scritte dall’artista che le racconta.
Spinto dalla curiosità per i luoghi più nascosti e per le profondità della psiche umana, Perrone è disposto a scavare a fondo, anche per dissotterrare le proprie intenzioni.
Il mondo in superficie appare e si percepisce in modo diverso da sottoterra, quanto sott’acqua, attraverso l’intricata rete di un disegno a biro rossa, o all’interno di una stanza distorta.
Spingendo i materiali al di là delle loro viscere, culturali e organiche, l’artista costruisce un mondo parallelo che estrae elementi marginali e iconici da quello reale.
Egli sovrappone e traccia linee tra linguaggi e discipline disparate, tra il naturale e l’artificiale per deviare la comprensione del tempo e dello spazio dello spettatore.