Dalwood è artista che fonde la storia dell’arte e la cultura pop in scene immaginate
Dexter Dalwood: Collages 1999–2011
Simon Lee Gallery è una galleria d’arte internazionale, aperta a Londra nel 2002, che rappresenta oltre 35 artisti contemporanei affermati ed emergenti
Dal 12 Aprile, nella sede londinese di 12 Berkeley Street, sarà aperta una mostra degli studi di collage dell’artista britannico Dexter Dalwood (1960).
Lavorando nel genere tradizionale della pittura storica, Dexter Dalwood fonde la storia dell’arte e la cultura pop in scene immaginate.
Famose sono quella di Jackie Onassis nello suo yacht (2000) o nello spazio di lavoro di Mao Tse-Tung nello suo studio (2000).
In mostra sono proposi lavori di collage dei primi dieci anni del nuovo millennio.
Si tratta di opere che sono state esposte solo una volta in precedenza nel Regno Unito come parte della mostra di Dalwood del 2010 alla Tate St. Ives.
Una mostra fortunata che in seguito si è recata alla FRAC Champagne – Ardenne e al CAC Malaga.
Sebbene siano stati creati tra il 1999 e il 2011, i collage di Dalwood sembrano molto attuali e pertinenti alla particolarità del momento presente che l’intera umanità sta vivendo.
Questi collage presentano una serie di scene interiori disabitate che parlano della supremazia del regno domestico in un momento in cui le nostre case sono diventate un territorio inevitabile, spesso claustrofobico.
Pur tuttavia questi lavori su piccola scala sembrano voler intendere una vita oltre le quattro mura.
La quarta parete si apre infatti allo spettatore, offrendo uno sguardo voyeuristico in un interno vuoto che rivela il suo occupante solo per composizione oppure per titolo
Questi collage sono in realtà esercizi di composizione per l’artista.
Nella loro successiva traduzione in tele di grandi dimensioni, hanno conservato i loro bordi taglienti e l’estetica disgiunta, risultando in uno stridente senso di prospettiva e proporzione che disorienta lo spettatore.
Dalwood, di fatto, chiede al suo pubblico di assorbire più immagini contemporaneamente, rallenta l’atto di consumo, decostruendo il pensiero canonico e i sistemi di credenza esistenti, sia soggettivi che collettivi.
In questo modo, i suoi collage sono sia simboli rappresentativi del suo processo artistico che del suo approccio patchwork alle incongruenze della memoria.