Le opere di un contemporaneo in dialogo con i capolavori classici del Museo voluto dal cardinale Scipione Borghese.
DAMIEN HIRST: Archeology now
La galleria Borghese dedica una sua mostra ad uno dei più rappresentativi e ricercati artisti contemporanei, Damien Hirst.
Nato a Bristol nel 1965 e formatosi al Goldsmiths College di Londra, dalla fine degli anni ‘80, Hirst realizza una vasta serie di installazioni, sculture, dipinti e disegni per esplorare le complesse relazioni tra arte, bellezza, religione, scienza, vita e morte.
Con i suoi lavori – tra cui l’iconico squalo in formaldeide The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (1991) e For the Love of God (2007), calco in platino di un teschio tempestato di 8.601 purissimi diamanti – investiga e sfida le certezze del mondo contemporaneo, ed esamina tutte le incertezze insite nella natura dell’uomo.
Alla Galleria Borghese vengono presentate oltre 80 opere dalla serie Treasures from the Wreck of the Unbelievable.
Si tratta del lavoro di ricerca tra i più originali di Hirst negli ultimi vent’anni esposto per la prima volta a Venezia nel 2017 a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana.
Qui aveva lavorato con materiali diversi – naturali, tecnologici e preziosi – con eccezionale tecnica e abilità.
Realizzate in marmo, bronzo, corallo, cristallo di rocca, pietre dure e inserite tra i capolavori della collezione della Galleria, queste opere esaltano il desiderio di multiformità del suo fondatore, il Cardinale Scipione Borghese.
La sua fantasia era stata di superare le categorie, non solo tra le arti, ma anche tra realtà e finzione.
Aprendo un dialogo con la collezione del Museo le opere sono esposte in tutte le sale affiancando i capolavori antichi e comprendono sculture sia monumentali che di piccole dimensioni.
Vengono proposti per la prima volta in Italia anche i dipinti Colour Space, allestiti all’interno della collezione permanente, mentre la sua scultura colossale, Hydra and Kali, è nello spazio esterno del Giardino Segreto dell’Uccelliera.