CUORE ROSSOBLÙ

di Giuseppe Tassi

di Giuseppe Tassi

Mihajlovic è stato esonerato

Mihajlovic si aggrappa al calcio, e al suo Bologna, come a una medicina necessaria per alleviare il male che lo tormenta

Mihajlovic è stato esonerato

 

Bologna’s head coach Sinisa Mihajlovic during the Italian Serie A soccer match SSC Napoli vs Bologna FC at the Diego Armando Maradona stadium in Naples, Italy, 07 March 2021. ANSA/CESARE ABBATE
Bologna’s head coach Sinisa Mihajlovic during the Italian Serie A soccer match SSC Napoli vs Bologna FC at the Diego Armando Maradona stadium in Naples, Italy, 07 March 2021. ANSA/CESARE ABBATEANSA / CESARE ABBATE

 

Joe Saputo, assente e lontano, liquida Mihajlovic nel modo più crudo.
Lo fa spedendo a casa dell’allenatore una task force diplomatica che parte con la sconfitta in tasca.
Sinisa non si sposta di un millimetro, non vuole fare lui un passo indietro, come la società gli chiede.
La sua figura di guerriero inflessibile non può essere scalfita da un dietrofront, da un gesto che lui considera codardia.
Mihajlovic si aggrappa al calcio, e al suo Bologna, come a una medicina necessaria per alleviare il male che lo tormenta, per alimentare la sua stessa voglia di vivere.
Comprensibili i dubbi morali, gli indugi e i mille interrogativi di un club che ha saputo aspettarlo e tutelarlo contro gli assalti della leucemia.
Quando Sinisa, l’estate scorsa, chiese di essere giudicato solo come allenatore, senza una mano sul cuore, il Bologna avrebbe dovuto scrivere la parola fine alla sua avventura.
E invece la società ha deciso di dargli ancora fiducia, di rimettersi nelle mani di un tecnico in netta difficoltà: da una parte il nuovo assalto del male, dall’altro una squadra che ha perso l’animo guerriero e lo spirito di gruppo che la rendeva speciale.
Per quanto cruda e brutale la decisione dell’esonero ha un senso preciso: quello di azzerare le gerarchie di squadra, di cominciare un nuovo ciclo tecnico in grado di valorizzare al meglio gli acquisti del mercato e ridare alla squadra una compiuta fisionomia di gioco.
Il Mihajlovic dei giorni ruggenti, purtroppo, era lontano quasi un ‘era geologica, un fantasma perso nel tempo .
La Bologna che lo ha amato, accompagnato nel suo calvario, nominato cittadino onorario, non rinnega certo il Sinisa uomo e lo stringe in un abbraccio caldo e affettuoso.
Ma oggi è un bene per il Bologna e per il tecnico, incalzato da un’onda di contestazione crescente, che le strade si dividano.
Chi scegliere? A chi consegnare la panchina del serbo? Per un campionato così anomalo, diviso in due tronconi da una sosta di 52 giorni e con una squadra da ottimizzare in ogni reparto, preferirei l’esperienza di Claudio Ranieri: con il suo tratto fermo e gentile, con la capacità di allestire un calcio pratico ed efficace.
Certo De Zerbi o Thiago Motta rappresenterebbero una svolta più radicale e la base di un nuovo e più articolato progetto tecnico.
Ma io mi fiderei del vecchio signore del Testaccio, magari con un contratto secco fino a giugno, da rivalutare a campionato chiuso.
Dopo la figura carismatica e contrastata di Sinisa, ci vuole un grande pianificatore, un uomo di calcio capace di superare gli spigoli aguzzi di una stagione già molto insidiosa.

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