Le visioni fantastiche e i sogni dei protagonisti dell’Art Brut nella scena di Chicago in mostra a Losanna
CHICAGO CALLING
Jean Dubuffet è stato il primo a riconoscere la qualità artistica di creazioni spontanee e autodidatte, da lui scoperte negli ospedali psichiatrici e in prigione, in riunioni spirituali o presso outsider della società.
Ed è stato lui a coniare l’espressione «Art Brut».
Nel 1971 ha regalato la sua immensa raccolta alla città di Losanna, la cui Collection de l’Art Brut è ormai l’epicentro mondiale delle espressioni artistiche alternative.
Ora l’Art Brut Collection ospita la mostra Chicago Calling, dopo la sua presentazione nel 2019 presso il Center for Intuitive and Outsider Art, a Chicago, poi Halle Saint-Pierre, a Parigi, e il Kunsthaus di Kaufbeuren, in Germania
Di tutte le principali città d’America, Chicago ha mostrato l’indipendenza più artistica. Già negli anni ’40, quando la scena newyorkese si rivolse all’espressionismo astratto, i circoli artistici di Chicago si rivolse non solo all’espressionismo e al surrealismo tedeschi, ma anche all’arte primitiva e all’Art Brut.
In particolare i rapporti di Chicago con l’Art Brut si avviano nel secondo dopoguerra, allorché nel 1991 fu inaugurato INTUIT ( The Center for intuitive and outsider art), museo che conserva le opere di artisti locali di questo genere.
La caratterista è essere autori che ,per diverse ragioni biografiche o sanitarie, creano in totale autonomia, per il solo bisogno di esprimersi, senza influenza di tecniche o correnti artistiche in voga.
Tra gli artisti più interessanti in mostra Henry Darger (1892-1973) con il suo raffinato universo bucolico, Wesley Willis ( 1963-2003), con le sue skyline di Chicago, Lee Godie (1908 – 1994) con i suoi disegni sulla vita di strada e altri ancora con le loro invenzioni spesso incredibili.