Eterna giovinezza con la pillow face

I volti celebri seguono una nuova tendenza, quella del  pillow face. Completamente out  il “vecchio” viso stirato, praticamente pietrificato dal lifting, questo si faceva negli anni o nei mesi scorsi. Il look più alla moda, quest’anno, prevede la pillow face, cioè una faccia a cuscinetti che presenta zigomi prominenti, l’area sotto gli occhi liscia e piatta ed una fronte, non solo liscia per le iniezioni di botulino, ma anche curva e imbottita. I volti di Madonna, Nicole Kidman e Kylie Minogue, sembrano essere stati sottoposti a questa pratica e persino la first lady francese, Carla Bruni, sembra non essere immune dal fascino di questo elisir di giovinezza. Sebbene molte celebrità amino vantarsi di riuscire a mantenersi in forma bevendo tanta acqua e praticando sedute modaiole di yoga, non c’è dubbio che facciano ricorso a trattamenti non chirurgici, in particolare ai filler artificiali che permettono di ottenere un viso paffuto e liscio.
I vecchi lifting erano basati sull’idea che la pelle che cede invecchia il viso, così i chirurghi tiravano l’epidermide per regalare un aspetto più giovane alle pazienti. Ma un altro aspetto importante dell’invecchiamento è la perdita di volume e pienezza sotto la pelle. 
In uno studio del 2007 un chirurgo plastico americano rivelò che con l’età perdiamo grasso vitale sul viso. Prima sparisce quello intorno agli occhi, poi quello sugli zigomi, quindi intorno alla bocca e sotto le linee naso-bocca e, infine, sulla fronte e sui lati del viso.

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L’amore ai tempi di Facebook

Facebook crea dipendenza. Come il fumo. Come la droga. Come il cioccolato. Inizi e non smetti più. Disintossicarsi è impossibile quanto starnutire con gli occhi aperti. Se poi hai una relazione sentimentale, Facebook è la quintessenza del male, della tragedia, della distruzione, ma anche del patetico al limite del picco glicemico. Gente con una storia finita tra le mani non rassegnata perché lui o lei ancora “non ha tolto la mia amicizia da Facebook”.E quindi via agli status strappalacrime corredati da faccine tristi, nella speranza che lei o lui si renda conto del terribile errore. Come se il fatto di avere o meno l’altra  metà tra i contatti, fosse prova che la storia nutra ancora qualche speranza. 
Non significa nulla che nella realtà ti abbia mollato per telefono o spiaccicato la fine davanti agli occhi, che abbia fatto fagotto di tutte le sue cose andandosene, che non abbia più risposto al cellulare e non ti abbia più cercato. Se apri quella “maledetta finestra” di Facebook e lei o lui sono ancora lì, online, la mano sul mouse trema, e si finisce su “quel” profilo, su “quella” bacheca.

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Must Have autunno inverno 2010-2011

Le fashion victims sono già a caccia delle cose invernali da possedere assolutamente, quelle che poi saranno sempre presenti per tutta la stagione. Grazie alle anteprime delle sfilate e alle prime vetrine con le nuove collezioni, qualche idea ce la siamo già fatta.  Poche cose ma fondamentali per essere alla moda in qualsiasi situazione. Non serve prendere grandi firme, ma basta cogliere i suggerimenti e affinare l’occhio, vestiti, accessori “famosi” e costosi, possono essere alla portata di tutti in questa maniera. Se parliamo di tessuti, il velluto è il padrone, tantissimi pantaloni: aderenti ed elasticizzati,  a costine sottili. Questo tessuto pratico è adatto a tutti i giorni se a coste più o meno sottili oppure diventa molto elegante per la sera se è liscio. Due in uno! 
Per quanto riguarda la maglieria, maglioni oversize in lana grossa, morbidi, caldi che cadono sino a metà coscia mentre si usa lana sottile anche per i vestiti e in sovrapposizione, abito senza maniche abbinato ad un  pull lungo. Quindi un bel maglione con maniche morbide assolutamente da avere in color cammello o in bordeaux e bianco sono i must dei must.

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Must Have autunno inverno 2010-2011

Le fashion victims sono già a caccia delle cose invernali da possedere assolutamente, quelle che poi saranno sempre presenti per tutta la stagione. Grazie alle anteprime delle sfilate e alle prime vetrine con le nuove collezioni, qualche idea ce la siamo già fatta.  Poche cose ma fondamentali per essere alla moda in qualsiasi situazione. Non serve prendere grandi firme, ma basta cogliere i suggerimenti e affinare l’occhio, vestiti, accessori “famosi” e costosi, possono essere alla portata di tutti in questa maniera. Se parliamo di tessuti, il velluto è il padrone, tantissimi pantaloni: aderenti ed elasticizzati,  a costine sottili. Questo tessuto pratico è adatto a tutti i giorni se a coste più o meno sottili oppure diventa molto elegante per la sera se è liscio. Due in uno! 
Per quanto riguarda la maglieria, maglioni oversize in lana grossa, morbidi, caldi che cadono sino a metà coscia mentre si usa lana sottile anche per i vestiti e in sovrapposizione, abito senza maniche abbinato ad un  pull lungo. Quindi un bel maglione con maniche morbide assolutamente da avere in color cammello o in bordeaux e bianco sono i must dei must.

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Emo, una moda rischiosa o una via di fuga?

Il ciuffo stirato di sbieco a coprire un occhio, jeans strettissimi su gambe come giunchi, il tutto condito da accessori borchiati o a strisce colorate. Vaghe reminescenze di punk, qualche cresta che rispunta, assieme all’occhio bistrato, anche e soprattutto per i ragazzi. Si fanno chiamare “emo”, che richiama il concetto di emozione, e hanno in genere tra i 14 e i 19 anni. Si fa presto a bollare tutto come moda adolescenziale, ma sotto alle t-shirt dal sapore gotico e delle Converse ai piedi si nasconde un mondo intero, una sorta di “filosofia di vita” che ha contagiato molti ragazzi. Non solo un modo di vestire, ma soprattutto un  modo di pensare ed agire, che a volte fa un po’ paura, specie a chi, come i genitori, li osserva dall’esterno e non riesce a capire. Capire da dove nasce tutta questa tristezza, questa disperazione. Se emo significa emozione, i ragazzi emo non fanno mistero di quello che provano, anche se questo significa piangere davanti agli amici o baciare persone dello stesso sesso, e magari essere emarginati proprio da quel gruppo che si riteneva amico. Addirittura arrivare a farsi del male, tagliarsi sulle braccia o sulle gambe con le lamette da rasoio. Una richiesta di aiuto, la manifestazione di un disagio insostenibile, un modo “strano” e “malsano”di far uscire qualcosa da dentro se stessi, che però purtroppo rischia di essere trascinata nel gorgo della “moda” e della tendenza.

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Emo, una moda rischiosa o una via di fuga?

Il ciuffo stirato di sbieco a coprire un occhio, jeans strettissimi su gambe come giunchi, il tutto condito da accessori borchiati o a strisce colorate. Vaghe reminescenze di punk, qualche cresta che rispunta, assieme all’occhio bistrato, anche e soprattutto per i ragazzi. Si fanno chiamare “emo”, che richiama il concetto di emozione, e hanno in genere tra i 14 e i 19 anni. Si fa presto a bollare tutto come moda adolescenziale, ma sotto alle t-shirt dal sapore gotico e delle Converse ai piedi si nasconde un mondo intero, una sorta di “filosofia di vita” che ha contagiato molti ragazzi. Non solo un modo di vestire, ma soprattutto un  modo di pensare ed agire, che a volte fa un po’ paura, specie a chi, come i genitori, li osserva dall’esterno e non riesce a capire. Capire da dove nasce tutta questa tristezza, questa disperazione. Se emo significa emozione, i ragazzi emo non fanno mistero di quello che provano, anche se questo significa piangere davanti agli amici o baciare persone dello stesso sesso, e magari essere emarginati proprio da quel gruppo che si riteneva amico. Addirittura arrivare a farsi del male, tagliarsi sulle braccia o sulle gambe con le lamette da rasoio. Una richiesta di aiuto, la manifestazione di un disagio insostenibile, un modo “strano” e “malsano”di far uscire qualcosa da dentro se stessi, che però purtroppo rischia di essere trascinata nel gorgo della “moda” e della tendenza.

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Una pillola per curare il mal d’amore

Innamorarsi può essere la cosa più bella del mondo, ma può rivelarsi anche qualcosa di molto doloroso: quando una storia finisce oppure quando l’amore non è corrisposto. Le chiamano pene d’amore ed è un tema su cui sono stati versati fiumi di inchiostro. Possono fare molto male, al punto che da più parti si comincia a parlare di mal d’amore come di una patologia in piena regola e, in quanto tale, può essere curata con farmaci ad hoc.
Una pillola contro il mal d’amore? Pare proprio di sì, prodotta in Austria (dove è venduta a 18 euro la confezione), sta per essere commercializzata anche in Italia una pillola che promette di alleviare le pene d’amore. È basata su una sostanza ricavata da una pianta africana, un albero che cresce in Costa d’Avorio. “Quando si è felici”, spiega Denisa Legac, professore all´Università di Graz, in Austria, “innamorarsi è la cosa più bella del mondo, ma quando si soffre diventa una vera e propria patologia, un´ossessione da cui è difficile staccarsi”.

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Una pillola per curare il mal d’amore

Innamorarsi può essere la cosa più bella del mondo, ma può rivelarsi anche qualcosa di molto doloroso: quando una storia finisce oppure quando l’amore non è corrisposto. Le chiamano pene d’amore ed è un tema su cui sono stati versati fiumi di inchiostro. Possono fare molto male, al punto che da più parti si comincia a parlare di mal d’amore come di una patologia in piena regola e, in quanto tale, può essere curata con farmaci ad hoc.
Una pillola contro il mal d’amore? Pare proprio di sì, prodotta in Austria (dove è venduta a 18 euro la confezione), sta per essere commercializzata anche in Italia una pillola che promette di alleviare le pene d’amore. È basata su una sostanza ricavata da una pianta africana, un albero che cresce in Costa d’Avorio. “Quando si è felici”, spiega Denisa Legac, professore all´Università di Graz, in Austria, “innamorarsi è la cosa più bella del mondo, ma quando si soffre diventa una vera e propria patologia, un´ossessione da cui è difficile staccarsi”.

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La Posta Prioritaria secondo Google

Nuova funzionalità per la webmail, che ora è in grado anche di discernere l’importanza delle missive in base alle connessioni sociali dell’utente. Obiettivo dichiarato: aumentare la produttività Roma – La posta elettronica via web è anche “prioritaria”. Per lo meno su Gmail, a cui Google ha aggiunto una funzionalità nota come “Priority Inbox” che ha …

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Google, esperimento videosonico in HTML5

Uno stormo in 3D di piccoli uccelli neri che si muovono seguendo il fluire delle note e gli spostamenti del mouse. Una serie di finestre del browser che si aprono in contemporanea a mostrare parti di un unico filmato interattivo. Ma soprattutto un percorso personalizzabile che sfrutta le strade di Maps e Street View per ricreare l’ambiente più intimo del proprio luogo natio. Sono alcuni dei frammenti di The Wilderness Downtown, nuovo progetto del team di Google per sperimentare le strade aperte da HTML5. Un filmato appunto interattivo, diretto dal regista Chris Milk e interamente basato sul nuovo singolo della indie band canadese Arcade Fire. Ma le note di We Used To Wait accompagnano un esperimento visuale ottimizzato solo per i browser Chrome e Safari (ovvero quelli in circolazione ufficialmente muniti di H.264 e HTML5). 

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Stati Uniti d’America: 4 sorelle mettono al mondo 4 bebe’ in quattro giorni

In America ci sono quattro sorelle che entreranno nella storia, per una curiosa vicenda che le ha coinvolte. Queste quattro ragazze, infatti, erano in attesa dei loro bebe‘: tre di loro vivevano a Chicago, una in California. Il caso ha voluto che rimanessero in dolce attesa praticamente insieme, tanto che i quattro cuginetti sono nati a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro. Ma non finisce qui: le quattro sorelle Pazos hanno messo al mondo i loro quattro bebe’ in soli quattro giorni. Ognuna ha partorito in un giorno diverso, partendo da venerdi’ e arrivando a lunedi’: chissa’ che super lavoro per i nonni, che non sapranno come dividersi. Le quattro sorelle giurano di non aver pianificato le loro gravidanze per poter dare alla luce i loro figli nello stesso periodo, ognuna ad un giorno di distanza dalla precedente: anche perche’ calcolare la nascita di quattro figli nati da quattro sorelle in quattro giorni non e’ mica un’impresa facile, ma il caso ha voluto che fosse cosi’.

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