L’importanza dell’opera grafica nella ricerca e sperimentazione artistica nella pittura di Carrà e nella scultura di Martini.
CARRÀ E MARTINI. Mito, invenzione e visione. L’opera grafica
Il Museo del Paesaggio apre la stagione estiva con la mostra Carrà e Martini. Mito, visione e invenzione. L’opera grafica con opere provenienti dalla collezione del Museo e da una collezione privata milanese.
In mostra circa 100 opere, per lo più di grafica, dei due grandi artisti del Novecento italiano che si sono distinti e affermati proprio grazie all’invenzione di un nuovo linguaggio in pittura e scultura.
Di Carlo Carrà (1881- 1966) sono esposte circa cinquanta tra acqueforti e litografie a colori, che comprendono tutti i più importanti esiti dell’artista.
Fin dagli inizi della sua ricerca artistica Carrà aveva avviato, grazie all’incisione, un sistematico ripensamento della sua pittura, che lo porta a reinterpretare con acqueforti e litografie i suoi principali capolavori.
La selezione in mostra comprende opere della stagione iniziale (1922-1928) e della stagione delle litografie (1944 – 1964).
L’incisione diventa così per l’artista un momento di verifica, ma anche uno struggente album dei ricordi.
Le circa quaranta opere in mostra di Arturo Martini (Treviso 1889 – Milano 1947) sono comprese tra il 1921 e il 1945 coprendo tutta la carriera artistica.
Completa il percorso dedicato al mito e alla visione una serie di sculture di Arturo Martini, presentate accanto ai bozzetti, ai disegni e alle incisioni.
Il Museo del Paesaggio di Verbania può vantare una discreta raccolta di Arturo Martini, a seguito di un acquisto all’inizio degli anni Ottanta cui sono seguite donazioni di opere e di materiale documentario, bibliografico, fotografico, che ci da informazioni interessanti sulle tecniche e sulle soluzioni ricercate da Martini, spinto dal desiderio incessante di esplorare e di provare.