Dopo poco più di 60 anni la storia del Vajont rimane tra i più gravi disastri ambientali causati dall’azione antropica
Il Complesso Sant’Artemio di Treviso ospita la mostra fotografica CalamitA/À – Indagini e ricerche nei territori del VAJONT
Nella sala Consiglio della Provincia di Treviso nel complesso di Sant’Artemio si è aperta al pubblico il 18 maggio 2024 la mostra fotografica CalamitA/À – Indagini e ricerche nei territori del VAJONT.
La mostra è il risultato di un progetto artistico di ricerca multidisciplinare nato nel 2013, a cura di Gianpaolo Arena e Marina Caneve.
Nel 2023, grazie al supporto della Provincia di Treviso e alla collaborazione con il FAST – Foto Archivio Storico Trevigiano della Provincia, è risultato vincitore dell’avviso pubblico Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Gli eventi proposti affrontano il tema della rappresentazione della catastrofe, attraverso progetti site specific realizzati nei territori del Vajont, oltre a riflessioni su temi quali la trasformazione del paesaggio, lo sfruttamento delle risorse energetiche, la relazione tra uomo, natura e potere, l’emarginazione sociale delle minoranze e l’identità individuale e collettiva.
Va ricordato che il 9 ottobre 1963 quasi duemila persone persero la vita travolte da una gigantesca onda di acqua e fango provocata da un’enorme frana precipitata nel bacino idroelettrico del Vajont.
Dopo poco più di 60 anni la storia del Vajont rimane tra i più gravi disastri ambientali causati dall’azione antropica e il FAST conserva numerose immagini storiche, molte inedite, di quel disastro.
In mostra anche gli scatti di fotografi che allora non erano neppure nati ma che hanno voluto comunque, a modo loro, portare un loro contributo di immagini a quel terribile dramma umano e ambientale documentato dalle foto storiche di quel tragico 9 ottobre 1963 conservate al FAST.
Gli artisti sono gli italiani Gianpaolo Arena (1975), Marina Caneve (1988), i francesi Céline Clanet (1977), François Deladerriere (1972), l’olandese Petra Stavast (1977) e il tedesco Jan Stradtmann (1976).