Biennale Arte 2024

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JIM DINE “DOG ON THE FORGE” – Evento collaterale – BIENNALE ARTE 2024

“Dog on the Forge” di Jim Dine: un viaggio artistico alla Biennale di Venezia

Jim Dine Dog on the Forge alla Biennale di Venezia, dal 20 aprile al 21 luglio 2024, un evento imperdibile di arte contemporanea

Indice dei contenuti

Sede

Palazzo Rocca Contarini Corfù – Sestiere Dorsoduro, 1057/D

Titolo dell’Evento collaterale

Jim Dine – Dog on the Forge

Curatore

Gerhard Steidl, fondatore del Kunsthaushaus Göttingen

Artista

JIM DINE

Descrizione

E’ ospitata in Palazzo Contarini Corfù, prestigioso palazzo affacciato sul Canalgrande tra il Museo di Ca’ Rezzonico e il Ponte dell’Accademia, dove Venezia più si rivela nel suo splendore, la mostra Dog on the Forge di JIM DINE (1935), uno dei più noti artisti pop statunitensi, esponente del movimento Neo-Dada.

L’esposizione, curata da Gerhard Steidl, fondatore del Kunsthaushaus Göttingen, che ne assicura l’organizzazione, è un evento collaterale della 60a mostra d’arte internazionale de La Biennale di Venezia e rimane aperta dal 20 aprile al 21 luglio 2024.

Jim Dine – Dog on the Forge presenta 32 nuove opere dell’artista.

Dipinti, disegni, sculture in bronzo e legno, nonché un’impressionante installazione all’aperto di sculture in bronzo su larga scala.

La mostra debutta in opere monumentali e opere site-specific concepite appositamente per la Biennale Arte 2024.

I nuovi dipinti e le nuove sculture sono opere inedite che vogliono essere poste in dialogo con altre opere che vanno dagli anni ’80 e con la struttura e le preziosità del palazzo del XIV secolo che le ospita.

Il curatore Gerhard Steidl ha tratto ispirazione dalle incessanti odissee di Dine tra gli Stati Uniti e l’Europa, per sottolineare il concetto di ibridazione visiva, culturale e linguistica che caratterizza il lavoro di Dine.

Dine ama dire infetti “…Tutta la mia vita, sono stato in movimento. Trovo difficile stare fermo. È una qualità iperattiva, direi. Mi è sempre piaciuto passare da uno studio all’altro, da paese all’altro. Per me, viaggiare è come usare il rosso. È un’altra cosa fare le foto. ”

Concepita, quindi, come un viaggio poetico, la mostra delinea la complessità di un’opera intima profondamente radicata nella sua conoscenza della storia dell’arte europea e un’esplorazione implacabile del linguaggio e del sé.