L’Uganda è uno dei Paesi che, assieme a Repubblica del Camerun, Namibia, Nepal, Sultanato dell’Oman, è presente per la prima volta alla Biennale d’Arte di Venezia.
La sede dell’esposizione è il Palazzo Palumbo Fossati situato tra Campo San Maurizio e Campo Santa Maria del Giglio, lungo il percorso che congiunge il Ponte dell’Accademia con l’area di Piazza San Marco.
Lo spazio espositivo è composto da sei sale al piano nobile del palazzo con pavimenti in terrazzo alla veneziana
Due artisti attivi a Kampala, Acaye Kerunen e Collin Sekajugo, sono stati chiamati a rappresentare l’Uganda dal curatore Shaheen Merali, già exhibitions chief alla Haus der Kulturen der Welt di Berlino e co-organizzatore della Biennale di Kwangju del 2006.
Laureata in Comunicazione di Massa All’Università islamica in Uganda Acaye Kerunen mette in primo piano il lavoro delle artigiane ugandesi locali e regionali, attribuendo loro e nelle loro pratiche artigianali un ruolo fondamentale nella società ugandese.
Il risultato è una mostra che racconta a due voci la storia economica e sociale dell’Uganda.
Artista multimediale, Collin Sekajugo lavora principalmente sul tema dell’identità.
Le sue opere esplorano questioni di identità sociale, culturale, economica e politica in un contesto più ampio
Sono molteplici le direzioni della lettura offerte dal Padiglione Uganda:
Kerenunen indaga infatti il lavoro delle donne artigiane ugandesi e i risultati si arricchiscono con le indagini di Sekajugo sui pregiudizi razzisti visti attraverso la lente della cultura popolare.